LA SECONDA EPISTOLA DELL'APOSTOLO PAOLO AI CORINZI

OSSERVAZIONI GENERALI

Sembrerebbe, da parecchie espressioni sparse nelle diverse pagine di questa Seconda Lettera alla Chiesa di Corinto, e particolarmente da quanto dice Paolo, che Tito venga da loro a lui; che la precedente lettera dell'Apostolo era stata accolta molto benevolmente dalla Chiesa in generale. Ed è più che probabile che Paolo sentì la sua mente, in conseguenza di ciò, più incoraggiata a rivolgersi alla Chiesa, come qui ha fatto in diversi Capitoli con parole di dolcissima consolazione.

Quanto al tempo in cui è stato scritto, è stato generalmente supposto che non fosse più tardi di un anno dopo il primo. La chiusura dell'Epistola la fa risalire a Filippi. E Tito e Luca, erano i postini altamente favoriti, per trasmetterlo alla Chiesa.

La somma e la sostanza di essa, non credo sia necessario descriverla, con un lungo dettaglio di contenuti. Ogni Capitolo porta in sè i beati particolari, osservo soltanto che il suo ministero, non era destinato ad essere limitato alla Chiesa di Corinto, ma ad avere riguardo a tutto il Corpo di Cristo, in tutte le epoche. Come Pietro disse dei Profeti, così possiamo dire degli Apostoli: non a se stessi, ma a noi essi amministrarono le cose che ora ci sono riferite da loro, nel Vangelo predicato con lo Spirito Santo disceso dal Cielo.

Trattengo solo il Lettore, al suo ingresso in questo benedetto libro di Dio, per desiderarlo, per unire il mio spirito, in preghiera a Colui, dal quale solo viene ogni bene e ogni dono perfetto, affinché possa essere affidato al nostro reciproco beneficio, e la lode divina, per Gesù Cristo nostro Signore.

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