Osserva quanto siano strettamente legati l'uno all'altro la colpa e l'incredulità. Il re d'Israele sapeva quanto poco meritasse la misericordia del Signore, e quindi non poteva essere portato a sperare, nonostante il suo servo il profeta avesse insegnato a Israele ad aspettarsi una grande liberazione, che sarebbe stata elargita. Lettore! questo è il caso, più o meno, di ogni peccatore. Consapevoli che non meritiamo il favore del Signore, e misurando le azioni di Dio dal nostro, disprezziamo le dichiarazioni della sua grazia.

Gesù con dolcezza, grazia, tenerezza, ci dice che non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori al pentimento. Ma ahimè! l'incredulità priva Gesù della sua gloria e le nostre anime della loro felicità. E così, come il povero re d'Israele, fino all'ultimo non sappiamo dare al Signore il merito della sua grazia e salvezza gratuita!

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