(10) E quando l'ebbero riferito a Davide, dicendo: Uria non è sceso a casa sua, Davide disse a Uria: Non sei venuto dal tuo viaggio? perché allora non sei sceso a casa tua? (11) E Uria disse a Davide: L'arca, Israele e Giuda dimorano nelle tende; e il mio signore Ioab, ei servi del mio signore, sono accampati nei campi aperti; dovrò dunque entrare in casa mia per mangiare e bere e coricarmi con mia moglie? come vivi tu e come vive la tua anima, non farò questa cosa.

(12) E Davide disse a Uria: "Rimani qui anche oggi, e domani ti lascerò partire". Così Uria dimorò a Gerusalemme quel giorno e l'indomani. (13) E quando Davide lo ebbe chiamato, mangiò e bevve davanti a lui; e lo fece ubriacare; e alla sera uscì a coricarsi sul suo letto con i servi del suo signore, ma non scese a casa sua.

Dai servi che hanno detto a Davide di Uria che non sarebbe andato a casa sua, sembra che fossero nel complotto; e, senza dubbio, qualcuno, almeno, deve essere stato al corrente della viltà di Davide con Betsabea. Ma Davide, ancora in corso in una progressione del male, ora ragiona con Uria sull'argomento. E, non avesse peccato eccessivamente, per il momento, indurito il suo cuore, bastava il discorso di Uria per averlo punto all'anima.

Tuttavia, ancora intenzionato a questa terribile faccenda, David escogita un metodo più efficace, come pensava. A questo scopo lo porta alla sua tavola, lo fa ubriacare, affinché possa essere più inconsapevole di ciò che ha fatto, sperando che questo risponda efficacemente al disegno. Ma anche qui, senza dubbio la mano del Signore prevaleva, Uria non scese a casa sua.

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