(7) E a voi che siete turbati riposate con noi, quando il Signore Gesù sarà manifestato dal cielo con i suoi potenti angeli, (8) Nel fuoco ardente si vendicherà di quelli che non conoscono Dio e che non obbediscono al vangelo del nostro Signore Gesù Cristo: (9) Chi sarà punito con la distruzione eterna dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza; (10) Quando verrà per essere glorificato nei suoi santi e ammirato in tutti coloro che credono (perché la nostra testimonianza tra voi è stata creduta) in quel giorno.

C'è qualcosa di molto interessante e affettuoso in quanto detto in apertura di questo paragrafo. A quei guai che sono acuti e gravi, derivanti dalla persecuzione, e sotto i quali lo spirito viene meno; non c'è nulla che possa portare sollievo pari alla prospettiva del grande giorno di Dio. Paolo, quindi, invita la Chiesa a riposare con lui e con i suoi compagni esercitati in questa beata speranza. Non so quale contemplare di più, rispetto alla tremenda solennità con cui l'Apostolo ha qui rappresentato la venuta di Cristo, se la distruzione dei suoi nemici, o la salvezza del suo popolo.

L'immaginazione non può formare nulla a se stessa, che possa dare un'idea della natura allarmante dell'una, o della gioia indicibile dell'altra. Ma si dice che l'ammirazione della Persona di Cristo formi l'intera felicità dei suoi santi. E, certamente, l'unione di Dio e dell'uomo in una Persona, deve di per sé diventare un tale oggetto di gloria, che non può non arrestare e fissare tutta l'attenzione di ogni osservatore. Ma chi lo descriverà? Chi formerà il concetto delle fattezze divine di Colui, nel quale abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità?

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