(14) В¶ Se pecco, allora mi segni, e non mi assolverai dalla mia iniquità. (15) Se sono malvagio, guai a me; e se sarò giusto, non alzerò il capo. sono pieno di confusione; perciò vedi la mia afflizione; (16) Per esso aumenta. Mi dai la caccia come un leone feroce: e di nuovo ti mostri maraviglioso su di me. (17) Rinnovi i tuoi testimoni contro di me e accresci la tua indignazione su di me; i cambiamenti e la guerra sono contro di me.

(18) Perché dunque mi hai tratto fuori dal grembo? Oh se avessi rinunciato al fantasma e nessun occhio mi avesse visto! (19) Avrei dovuto essere come se non fossi stato; Avrei dovuto essere portato dal grembo materno alla tomba. (20) Non sono pochi i miei giorni? fermati dunque, e lasciami in pace, che io possa consolarmi un po', (21) Prima di andare da dove non tornerò, anche nella terra delle tenebre e nell'ombra della morte; (22) Una terra di tenebre, come le tenebre stesse; e dell'ombra della morte, senza alcun ordine, e dove la luce è come l'oscurità.

Ciò che Giobbe ha detto qui, che era pieno di confusione e che la sua afflizione aumentava, può servire a spiegare, in una certa misura, le molte affrettate lamentele che getta fuori. È una delle bellezze più interessanti delle scritture, e per la quale non potremo mai lodare a sufficienza DIO, lo SPIRITO SANTO, che egli abbia registrato non solo la fede degli eminenti servitori del Signore, ma anche le loro fragilità.

E l'intenzione benevola di quel Maestro benedetto e condiscendente, in questo atto gentile e misericordioso, nessuna anima umile dovrebbe essere incapace di capire. Sicuramente era per consolare il popolo del SIGNORE, sotto le sue infermità, affinché, come queste cose furono scritte in passato, scritte per il nostro apprendimento, così noi, davanti a loro, mediante la pazienza e il conforto delle scritture, potessimo avere speranza. Romani 15:4 .

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