(2) Il ferro è tolto dalla terra e il rame è fuso dalla pietra. (3) Pone fine alle tenebre e cerca ogni perfezione: le pietre delle tenebre e l'ombra della morte. (4) Il diluvio erompe dall'abitante; anche le acque dimenticate del piede: si sono prosciugate, si sono allontanate dagli uomini. (5) Quanto alla terra, da essa esce il pane: e sotto di essa si alza come il fuoco.

(6) Le sue pietre sono il luogo degli zaffiri: e ha polvere d'oro. (7) C'è un sentiero che nessun uccello conosce e che l'occhio dell'avvoltoio non ha visto: (8) I cuccioli del leone non l'hanno calpestato, né il leone feroce è passato per esso. (9) Stende la mano sulla roccia; sconvolge le montagne dalle radici. (10) Ha scavato fiumi tra le rocce; e il suo occhio vede ogni cosa preziosa. (11) Impedisce ai fiumi di traboccare; e ciò che è nascosto lo porta alla luce.

In quei versi l'autore sacro indica fino a che punto nelle cose della natura e dell'arte le facoltà della mente umana possano essere portate. Com'è bella la lingua! come sorprendentemente magnifico! Le scoperte che gli uomini hanno fatto nelle cose della terra; ed i vasti miglioramenti fatti dalla sapienza dell'uomo per lo splendore e la comodità della vita, sono fra le più incontestabili testimonianze, di quanto siano grandi le facoltà della mente dell'uomo.

Nelle cose naturali a quale altezza si è innalzato l'intelletto umano? E se passiamo dai giorni di Giobbe all'età attuale del mondo, e non prendiamo che la più leggera e superficiale visione delle cose, quanto è nobile, quanto dotato, quanto intelligente è l'uomo: ma Lettore! non mancate di ricordare allo stesso tempo, e connettervi con esso nello stesso punto di vista, che con tutta la sapienza vantata dell'uomo nelle cose della natura e dell'arte; ma per quanto riguarda le cose divine, dopo la caduta, il più saggio degli uomini, e il più dotto, sono stati tutti testimoni viventi di quella verità divina, il mondo per saggezza non ha conosciuto DIO: 1 Corinzi 1:21 .

E sembrerebbe infatti che DIO si fosse compiaciuto, per tracciare una linea di distinzione tra la conoscenza naturale e quella rivelata, di fornire ad alcune sue creature una maggiore intuizione, maggiori capacità di altre; e di averli messi in grado di investigare fino all'estremo limite della scienza umana; ma trattenendo, nello stesso tempo, al saggio e al prudente, e rivelando ai bambini cose di natura divina, per mostrare insieme la grandezza e la piccolezza della mera conoscenza umana. Giobbe, in questi diversi versi, è impegnato a mostrare l'estensione delle scoperte naturali, e quindi a porre un fondamento più forte per il ragionamento sull'argomento di quelle che sono divine.

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