RIFLESSI

LETTORE! soffermiamoci sulla conclusione della profezia di Isaia, e osserviamo con la più umile riverenza e santo timore, come il Profeta, nell'espletare il suo ministero, chiama la Chiesa in questo ultimo capitolo, ancora una volta, finalmente e pienamente, alla contemplazione di Geova. Con quale solenne chiusura; Così dice il Signore. Come se, con un sigillo indelebile, il tutto dovesse essere lasciato nella mente della gente. Come se il Profeta avesse dato nel suo incarico, ricordando loro, che ciò che aveva consegnato, era tutto nel nome, e per autorità: di Colui che era, che è, e che verrà! E osserva come parla del suo carattere distintivo: Il cielo è il suo trono e la terra è lo sgabello dei suoi piedi.

Il trono di Dio è davvero ovunque, ma in un'eminente manifestazione speciale di se stesso, come il Profeta fu incaricato di esporre. Il suo trono è nella persona di Cristo. È lì che promette di venire a incontrare e benedire il suo popolo. Cristo è ed era il propiziatorio; e in lui, e da lui, comunica con l'uomo che è povero e di spirito contrito, la sua dimora è in Cristo; le sue ordinanze sono in lui; tutta la sua misericordia, grazia, bontà, amore, mostrata al povero uomo caduto, è tutta in lui.

E quindi disprezzare Gesù è disprezzare Dio in Cristo; uccidere un bue in sacrificio, è come se il peccatore crocifisse di nuovo il Figlio di Dio, perché in tal modo intima come se l'unica offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per tutte, non avesse perfezionato per sempre coloro che sono santificati. Fermati, Lettore, sulla vista solenne, e impariamo a benedire Dio, sempre più per il suo dono indicibile!

E oh! benedetto, eterno, glorioso Geova! dacci la grazia di salutarti, nel tuo triplice carattere di persona, Padre, Figlio e Spirito Santo; e dacci la grazia di accettare tutti i tuoi graziosi propositi di salvezza, così portati a casa e spiegati a noi, in e per mezzo di Gesù Cristo. In verità, Signore, possiamo, e gridiamo, con le parole di questa Scrittura, chi ha udito una cosa simile? Chi ha visto cose del genere? La terra produrrà in un giorno? Ma, in verità e in verità, Signore, in quell'unico memorabile giorno dell'incarnazione di Gesù, subito nacque in lui una nazione; e perciò non ogni povero peccatore, nella sua nuova nascita in Cristo, dirà: Oh! Signore! tu hai davvero partorito e fatto partorire.

Hai fatto partorire e non hai chiuso il grembo materno, o nostro Dio! quindi gioiremo con Gerusalemme, e gioiremo con lei nel suo Re glorioso; e noi in lui e nel suo nome mungeremo i seni delle sue consolazioni e saremo deliziati con l'abbondanza della sua gloria!

Addio, Isaia! addio, servo del Dio altissimo, mentre benediciamo il tuo Signore e Maestro, perché si compiace della prosperità dei suoi servi, ti ameremo come strumento di tanto bene alla sua Chiesa e al suo popolo, come è piaciuto il Signore, con la tua predicazione e i tuoi scritti, per compiere; e con parole tue diremmo: Quanto sono belli sui monti i piedi di colui che porta la buona novella, che annunzia la pace; che porta buone novelle di bene, che pubblica la salvezza; che dice a Sion: Il tuo Dio regna! Sei entrato nel suo riposo.

Hai trovato, secondo la tua stessa profezia, che Gesù è il riposo, con cui fa riposare lo stanco, e questo è il ristoro. E Colui che ha dato a te, e ai Patriarchi e ai Profeti, la fede per vivere e morire nel pieno godimento della fede, non avendo ricevuto le promesse, ma avendole viste da lontano, ed essendone persuasi, e le abbracciò: ci darà grazia e fede ora per essere loro pazienti seguaci, che attraverso la fede e la pazienza ora ereditano le promesse!

Oh! tu a cui dai testimonianza a tutti i Profeti! Tu, benedetto Signore Gesù, testimonia con il tuo Santo Spirito nei nostri cuori, la loro parola; che, vedendoci circondati da un così gran nugolo di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci assale, e corriamo con pazienza la corsa che ci è posta davanti, guardando a te, l'Autore e il perfezionatore della nostra fede! Amen.

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