“Allora Pietro venne da lui e gli disse: Signore, quante volte mio fratello peccherà contro di me e io lo perdonerò? fino a sette volte? (22) Gesù gli disse: Non ti dico, fino a sette volte; ma, Fino a settanta volte sette. (23) Perciò il regno dei cieli è paragonato a un certo re, che tenesse conto dei suoi servi. (24) E quando ebbe cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che gli doveva diecimila talenti.

(25) Ma poiché non doveva pagare, il suo signore ordinò che fosse venduto lui, sua moglie, i suoi figli e tutto ciò che aveva, e che fosse pagato. (26) Allora il servo si prostrò e lo adorò dicendo: Signore, abbi pazienza con me, e io ti pagherò tutto. (27) Allora il padrone di quel servo fu mosso a compassione, lo sciolse e gli condonò il debito. (28) Ma quel servo uscì e trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari; gli pose le mani addosso e lo prese per la gola, dicendo: Pagami quello che devi.

(29) E il suo compagno, prostratosi ai suoi piedi, lo supplicò, dicendo: Abbi pazienza con me, e io ti pagherò tutto. (30) E non volle: ma andò e lo gettò in prigione, finché non avesse pagato il debito. (31) Quando i suoi compagni di servizio videro ciò che era stato fatto, furono molto dispiaciuti e vennero e riferirono al loro signore tutto ciò che era stato fatto. (32) Allora il suo signore, dopo averlo chiamato, gli disse: Servo malvagio, ti ho perdonato tutto quel debito, perché mi hai desiderato. (33) Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, come ho avuto pietà di te? (34) E il suo signore si adirò e lo consegnò ai tormentatori, finché non avesse pagato tutto ciò che gli era dovuto. (35) Così farà anche a voi il Padre mio celeste, se di cuore non perdonate a tutti i suoi fratelli i loro peccati».

È stato benedetto per la Chiesa, che Dio lo Spirito Santo ha messo nella mente di Pietro, di porre questa domanda, che ha dato origine a una delle più belle parabole di nostro Signore; e che nessun figlio di Dio avrebbe perso per un mondo. La stessa parabola, nel suo primo senso chiaro ed evidente, rappresenta la misericordia sconfinata del Signore, nel cancellare un debito enormissimo, anche diecimila talenti; che, contato dalla nostra moneta inglese, ammonterebbe a non meno di cinquantaquattro milioni e oltre, del nostro denaro.

Una somma quasi incredibile! Ma quale somma può rappresentare la grandezza delle nostre misericordie! Quale insolvenza arriva all'insolvenza del peccato! Ma confesso, non posso spiegare a mio avviso la parabola di nostro Signore, in riferimento a questo senso spirituale di essa, se non con alcune limitazioni.

Il regno dei cieli è ben noto per significare la Chiesa di Cristo nella presente dispensazione. La parabola dice che il Signore di questo regno, cioè Cristo, terrà conto dei suoi servi: cioè del suo popolo, della sua Chiesa, dei suoi eletti. Non il mondo intero: sebbene per creazione la terra sia del Signore, e tutto ciò che è in essa; eppure qui il Signore parla dei suoi redenti. Quello portato a lui in debito è il rappresentante di tutti.

E il suo debito era così grande, che l'eterna schiavitù di se stesso, e di tutta la razza a cui apparteneva, non avrebbero mai potuto cancellare il debito né pagarlo. In questo stato, il Signore lo perdona. Ora il debito condonato non potrà mai essere richiamato. La sua crudeltà verso il suo compagno di servizio, per quanto orribile fosse, non poteva mai negare ciò che il suo Signore aveva detto. Né il perdono dei nostri peccati è sospeso sul perdono degli altri.

Ma il senso della parabola sembra essere questo: quanto devono essere veramente immeritevoli tutti coloro che sono resi partecipi della ricca, piena e gratuita salvezza di Dio, che in vista dei loro diecimila talenti perdonati, sono crudeli e non perdonano loro simili. E in questo senso gli aguzzini, ai quali è stato consegnato il servo spietato, saranno fonte di inquietudine per la sua mente, finché rimarrà il senso cosciente della sua ingratitudine.

Ma sebbene questo debba essere d'accordo con l'intero tenore della Scrittura, il senso generale della parabola; tuttavia non siamo autorizzati a forzare troppo il senso della parabola. La portata generale del significato di nostro Signore per essa, è evidentemente questa; mostrare che, come speriamo nella misericordia, dobbiamo mostrare misericordia: e la coscienza dei peccati perdonati in Cristo dovrebbe spingerci, e spingerà il cuore della grazia ad essere misericordioso verso chiunque porta l'immagine di Cristo, e a perdona di cuore, ognuno suo fratello le sue colpe.

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