Il pane che darò è la mia carne per la vita del mondo. [2] Nella maggior parte delle copie greche leggiamo, è la mia carne che darò per la vita del mondo. Cristo qui ha promesso ciò che in seguito ha istituito e ha dato nella sua ultima cena. Egli promette di dare da mangiare il suo corpo e il suo sangue; lo stesso corpo (sebbene in modo diverso) che avrebbe dato sulla croce per la redenzione del mondo.

Gli ebrei di Cafarnao furono subito scandalizzati. Come (dissero loro) può quest'uomo darci da mangiare la sua carne? Ma nonostante il loro mormorio e l'offesa che le sue parole avevano procurato anche a molti dei suoi discepoli, era così lontano dal revocare, o dall'esporre ciò che aveva detto di qualsiasi senso figurativo o metaforico, che confermò la stessa verità nel più chiaro e termini più forti. Amen, amen, ti dico, a meno che tu non mangi, ecc.

E ancora, (vers. 56.) Perché la mia carne è davvero carne, e il mio sangue è davvero bevanda. Non posso omettere di prendere atto di ciò che san Giovanni Crisostomo e san Cirillo, nei loro commenti su questo luogo, ci hanno lasciato su queste parole: Come può quest'uomo fare questo? Queste parole che mettono in discussione l'onnipotente e incomprensibile potenza di Dio, che impediscono loro, dice san Giovanni Crisostomo, di credere a tutti gli altri misteri e miracoli: avrebbero potuto anche dire: Come potrebbe con cinque pani sfamare cinquemila uomini? Questa domanda, come può farlo? È una questione di infedeli e miscredenti.

San Cirillo dice che come, o come può fare questo? non può, senza follia, essere applicato a Dio. 2°, la chiama una questione di blasfemia. 3°, una parola ebraica, per la quale questi Cafarnaiti meritavano le pene più severe. 4°, Egli li confuta dicendo del profeta Isaia, (lv. 9.) che i pensieri e le vie di Dio sono tanto al di sopra di quelli degli uomini, quanto i cieli sono al di sopra della terra.

Ma se questi Cafarnaiti, che non sapevano chi fosse Gesù, furono giustamente biasimati per il loro modo di dire incredulo, stolto, blasfemo, giudaico, come può darci da mangiare la sua carne? molto più biasimevoli sono quei cristiani che, contro le parole della Scrittura, contro il consenso unanime e l'autorità di tutte le Chiese cristiane in tutte le parti del mondo, rifiutano di credere alla sua reale presenza, e non hanno niente da dire, se non con l'ostinato Capharnaiti, come si può fare? Le loro risposte sono le stesse, o non migliori, quando ci dicono che la presenza reale contraddice i loro sensi, la loro ragione, che sanno che è falsa.

Possiamo anche osservare, con diversi interpreti, che se i cristiani non devono credere che Gesù Cristo è uno e lo stesso Dio con l'eterno Padre, e che è veramente e realmente presente nel santo sacramento dell'Eucaristia, sarà difficile negare che Cristo stesso abbia condotto gli uomini in questi errori, il che è bestemmia. Perché è evidente, e al di là di ogni disputa, che i Giudei mormoravano, si lamentavano e capivano che Cristo più volte si fece Dio, ed eguale al Padre di tutti.

2°, Quando in questo capitolo disse loro che avrebbe dato loro da mangiare la sua carne, ecc. furono sconvolti al massimo grado: gridarono, questo non poteva essere, che queste parole e questo discorso erano dure e aspre, e proprio per questo molti che erano stati fino a quel momento suoi discepoli, si allontanarono da lui e se ne andarono lui e la sua dottrina. Non era allora almeno giunto il momento di rimettere a posto i suoi ascoltatori lamentosi, di prevenire le opinioni blasfeme e idolatriche dei secoli seguenti, anzi anche di tutte le Chiese cristiane, dicendo almeno ai suoi discepoli che era solo un Dio nominale, in un senso metaforico e improprio; che ha parlato solo del suo corpo presente in asenso figurato e metaforico nella santa Eucaristia? Se siamo ingannati, chi ci ha ingannato se non Cristo stesso, che tante volte ha ripetuto gli stessi punti della nostra fede? I suoi apostoli devono essere ritenuti non meno colpevoli nell'affermare la stessa cosa, sia sulla divinità di Cristo, sia sulla sua presenza reale nel santo sacramento, come apparirà di seguito.

(Witham) --- Confronta le parole qui pronunciate con quelle che ha pronunciato durante la sua ultima cena, e vedrai che ciò che qui promette si è poi adempiuto: "questo è il mio corpo dato per te". Perciò i santi Padri hanno sempre spiegato questo capitolo di san Giovanni, come si parla del beato sacramento. Vedi le riflessioni conclusive, di seguito.

[BIBLIOGRAFIA]

Quomodo potest hic, &c. greco: pos dunatai outos; San Giovanni Crisostomo, hom. xlv. in Giovanna. in greco, hom. xlvi. tom. 8, pag. 272. Greco: otan gar e zetesis tou pos eiselthe, sunerchetai kai apistia. San Cirillo, lib. IV. in Giovanna. P. 359. Illud quomodo stulte de Deo proferunt, greco: to pos anoetos epi theou legousin. --- Hoc loquendi genere omni scatere blasphemia, greco: dusphemias apases.

--- Giudaico verbo. Greco: a pos Ioudaikon rema. Si accorge di quanto la natura e la potenza di Dio siano al di sopra delle capacità umane; lo mostra con esempi, e poi conclude, (p. 360) De quibus miraculis si tuum illud quomodo subinde inferas, omni plane Scripturæ Divinæ fidem derogabis, greco: ole pantelos apeitheseis theia graphe.

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