La seconda epistola generale di Pietro

introduzione

Dopo aver messo in guardia i cristiani dell'Asia Minore dai pericoli che li minacciavano dall'esterno, l'apostolo Pietro, non molto tempo dopo, ritenne necessario indirizzare una seconda lettera alle stesse persone. Non solo cita espressamente il suo nome come autore, ma dice anche di essere stato testimone della trasfigurazione di Cristo, 2 Pietro 1:1 , e afferma di aver già scritto una lettera, 2 Pietro 3:1 .

Da quando era stata inviata la prima epistola, la situazione nelle congregazioni dell'Asia Minore era in qualche modo cambiata. La pressione dall'esterno non era più l'elemento principale che causava apprensione, ma la condizione spirituale delle stesse congregazioni. I pericoli nascevano in parte da falsi maestri, in parte da schernitori o schernitori in mezzo a loro. Gli uomini bollavano la verità del Vangelo come insufficiente per i bisogni dei cristiani, bestemmiavano alcune verità cristiane, negavano il ritorno di Cristo al giudizio e si nutrivano seri timori che il futuro avrebbe visto la gravità della situazione è aumentato.

La lettera, quindi, è una testimonianza e un testamento dell'apostolo sugli ultimi giorni. Probabilmente è stato scritto a Roma, la sua data, poiché Pietro attende una morte prematura, essendo circa 66 o 67.

Il contenuto della lettera può essere brevemente riassunto come segue. Dopo il saluto di apertura l'apostolo, con un cordiale monito, mostra che le misericordie e le promesse divine obbligano i cristiani a una condotta di santità. Perciò li esorta, come testimone della trasfigurazione di Cristo, ad aggrapparsi alla Parola sicura della Profezia, quale fondamento saldo della fede del credente per tutti i tempi.

Alla vera profezia si opponeva infatti un falso annuncio nella persona di falsi maestri, la cui fine, però, sarà una giusta punizione. I cristiani, quindi, non si lascino sedurre da false promesse di una libertà non scritturale, perché credere a tali messaggi provocherebbe la distruzione eterna. I credenti non dovrebbero lasciarsi sviare dalla negazione della venuta di Cristo al Giudizio, poiché ciò sarebbe certamente avvenuto, proprio come la catastrofe del grande Diluvio portò infine la distruzione del mondo; era solo la pazienza di Dio che ancora ritardava il destino.

I cristiani, nella vigilanza orante, si preparino alla venuta del Signore con condotta pia, con condotta santa, come anche l'apostolo Paolo aveva ammonito i suoi lettori. La lettera si chiude con un breve avvertimento e ammonimento e una dossologia.

Continua dopo la pubblicità