Grazia a voi e pace da Dio, nostro padre, e dal Signore Gesù Cristo.

Paolo apre questa epistola nel suo solito modo. Quale apostolo di Cristo Gesù, dell'alto Signore, di cui fu profetizzata e manifestata la messianicità, non scelse egli stesso l'ufficio, ma vi fu chiamato per espressa volontà di Dio; ricevette il suo apostolato senza il proprio merito e dignità. Ma dopo averlo ricevuto, era pienamente consapevole della dignità di cui era stato investito e non proponeva che nessuno lo mettesse in discussione.

Si rivolge ai santi e ai credenti in Cristo Gesù che erano ad Efeso. I membri di quella congregazione che erano membri in verità credettero in Cristo Gesù come il Redentore che aveva espiato tutti i loro peccati, e mediante questa fede furono consacrati e santificati a Dio. Erano così legati a Cristo nella più intima comunione e unione. Nel suo consueto saluto Paolo esprime l'auspicio che questa felice condizione possa continuare.

La grazia e la pace volute per i cristiani efesini dall'apostolo sono benedizioni che provengono solo da Dio Padre e da Cristo Signore. Il Figlio ha assicurato a tutti gli uomini la grazia e la misericordia del suo Padre celeste, il completo perdono di tutti i peccati, e quindi anche la pace con Dio, essendo stata rimossa l'inimicizia tra l'umanità peccatrice e il Dio santo con la perfetta soddisfazione che la sua opera vicaria ha lavorato. Ma Cristo, il Mediatore, è qui incidentalmente rappresentato, come il Padre, come Fonte e Originatore della grazia e della pace; Egli è vero Dio e Salvatore, con il Padre, dall'eternità.

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