I Lamenti di Geremia

introduzione

Gli ebrei avevano l'abitudine di cantare canti di lamento dopo la morte di una persona amata, alcune di queste elegie essendo di insolita bellezza e potenza. Cfr 2 Samuele 1:17 ; 2 Samuele 3:33 . Allo stesso modo piansero per la distruzione di città e paesi.

Cfr Amos 7:1 7,1 ; Ezechiele 26:17 .

Non sorprende, quindi, che troviamo un intero gruppo di tali canti riguardanti la distruzione di Gerusalemme e la devastazione di Giuda, i poemi contenuti nelle Lamentazioni di Geremia. Queste elegie furono evidentemente composte mentre Gerusalemme giaceva in rovina, in un periodo compreso tra il 587 e il 536. E poiché l'autore appare come un testimone oculare della catastrofe, fatto evidenziato anche dalla vividezza della sua presentazione, sembra plausibile collocare la data dei poemi nei primi decenni del VI secolo avanti Cristo.

Sia la Sinagoga ebraica che la Chiesa cristiana affermano che Geremia è l'autore delle Lamentazioni, affermazione fatta espressamente nell'introduzione al libro che fu aggiunta dai traduttori greci nella versione nota come Settanta. Il linguaggio del libro è caratterizzato dalla stessa enfasi sulla colpa degli ebrei, dalla frequente ripetizione delle stesse espressioni e figure retoriche, dal riferimento alle parole della Legge e da una certa ampiezza e monotonia della narrazione così evidente nel Libro di Geremia.

Era naturale, quindi, che le varie versioni bibliche collocassero le Lamentazioni subito dopo il libro della profezia di Geremia, sebbene siano di carattere strettamente poetico e per questo possano essere raggruppate con Giobbe, i Salmi e i libri poetici di Salomone.

Abbiamo cinque ers, cioè cinque poesie nel Libro delle Lamentazioni, tutte, eccetto l'ultima, in forma di acrostico alfabetico, capitolo 3 avente tre versi per ogni lettera dell'alfabeto ebraico. Il capitolo 1 è un lamento per l'esilio degli ebrei e la miseria della città in rovina, il capitolo 2 un canto della distruzione di Gerusalemme e la presa in giro dei nemici, il capitolo 3 un'elegia che raffigura le dolorose sofferenze dei devoti, ma anche la speranza di eventuale liberazione, capitolo 4 un discorso sul fatto che la distruzione del Tempio e l'angoscia della città erano ben meritate, e capitolo 5 una preghiera a Dio affinché non dimenticasse la pietosa condizione del suo popolo colpito, ma dia loro pronta aiuto.

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