L'accusa contro Stefano era di aver parlato contro il Tempio e la Legge. La sua risposta consisteva in una magistrale rassegna della storia della nazione dalla chiamata di Abramo al rifiuto di Gesù. Stava attento a non parlare irrispettosamente del Tempio, nonostante ricordasse loro che la storia della nazione era di un popolo governato da Dio molto prima che il Tempio fosse eretto. Rivedendo così il passato, dichiarò la cecità e la durezza di cuore del popolo, che nei tempi antichi si era rivolto a falsi dèi.

Nulla può essere più chiaro dallo studio di questa difesa del nuovo concetto spirituale che si era impossessato di questi primi cristiani. Il Tempio e tutto il suo cerimoniale si sono rivelati solo casuali e un metodo passeggero nel movimento divino.

Tale argomentazione e immediatezza potrebbero produrre un solo risultato. La rabbia del popolo si è scatenata contro di lui. L'immagine del martirio di Stefano è piena di squisita bellezza. Una visione del suo Signore gli fu concessa nell'ora della sua sofferenza e della sua morte. Vide il Suo Signore, non seduto, ma in piedi, adempiendo così un aspetto del Suo grande sacerdozio. Questa visione di Cristo sembra aver escluso la brutalità della folla dagli occhi di Stefano, che vedeva la folla solo nella sua follia e nel suo peccato. Impegnandosi con il suo Salvatore, Stefano pregò che il peccato del suo assassinio non fosse imputato ai suoi nemici.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità