Qui inizia la seconda sezione del Libro, quella che si raccoglie attorno alle azioni di Esdra. Tra la fine dell'ultimo capitolo e l'inizio di questi sessant'anni erano trascorsi. In larga misura furono anni senza incidenti nella storia del popolo che si stabilì a Gerusalemme. Che avessero in gran parte fallito nella realizzazione dei propositi di Zorobabele è evidente dal lavoro svolto da Esdra, poi da Neemia.

Questo capitolo racconta la venuta di Esdra, e ci sono due versi che spiegano ampiamente il movimento per noi. Sono i versetti dieci e ventitré, nei quali scopriamo l'ispirazione individuale di Esdra e Artaserse.

Mentre era ancora a Babilonia, Esdra fu spinto ad aiutare il suo popolo a Gerusalemme. Per fare ciò si arrese all'obbedienza alla legge di Dio, e così si preparò alla sua opera di insegnamento. Il versetto non dovrebbe essere passato senza notare la sua suggestione per tutti coloro che sono chiamati, o si sentono chiamati, a insegnare. L'ordine è "cercare... fare... insegnare". Il versetto ventitré spiega la ragione personale del decreto e della beneficenza di Artaserse.

Perché dovrebbe esserci "ira contro il regno del re e dei suoi figli?" È perfettamente evidente che aveva una coscienza molto chiara del lastricatore di Dio. Così Dio è visto prevalere, e con la creazione di emozioni diverse, portandole in cooperazione l'una con l'altra, e quindi con il Suo scopo.

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