Questo capitolo registra la caduta di Gerusalemme. Dopo un lungo assedio durato dal decimo mese del nono anno del regno di Sedechia fino al quarto mese dell'undicesimo anno, alla fine «fu fatta una breccia nella città», ei principi di Babilonia entrarono. Sedechia, circondato dagli uomini di guerra, fuggì immediatamente, ma fu arrestato e condotto davanti a Nabucodonosor. I suoi figli furono uccisi davanti ai suoi occhi, e poi i suoi occhi furono spenti.

Questo fu seguito dal sacco della città. Il re di Babilonia incaricò il suo capitano delle guardie, Nebuzaradan, di offrire protezione a Geremia. Ciò fu fatto affidandolo alle cure di Ghedalia, che fu nominato governatore del popolo sottomesso e distrutto.

Molto interessante è l'ultimo paragrafo del capitolo che racconta come, prima della caduta della città, Geremia fu incaricato da Geova di visitare Ebed-Melec, per mezzo del quale era stato liberato dalla prigione, e di promettergli protezione nel giorno di calamità. È una rivelazione del fatto che quando il giudizio di Dio è all'esterno come vendetta, non procede mai senza discriminazione e che coloro che ripongono la loro fiducia in Lui sono pensati con grazia e liberati.

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