Iniziamo ora la terza e ultima divisione del Libro, che racconta la storia delle cose finali che ruotano attorno all'addio e alla morte di Giosuè. Il primo incidente registrato è il ritorno delle due tribù e mezzo ai loro possedimenti a ovest del Giordano. Mentre se ne andavano, Giosuè si rivolse loro, prima lodandoli per aver adempiuto il patto che avevano fatto con Mosè nell'aiutare i loro fratelli.

Poi li incaricò riguardo al futuro, che dovessero obbedire ai comandamenti della Legge. Come avrebbero potuto adempiere a questo incarico spiegò con parole brevi e suggestive, i cui pensieri principali erano che dovevano amare, camminare, mantenere, aderire, servire.

Dopo il loro ritorno, costruirono un altare a est del Giordano. All'erezione di questo le nove tribù e mezzo si opposero, non perché temessero che i loro fratelli possedessero entro i confini effettivi della terra così recentemente divisa, ma perché l'atto di erigere un altare sembrava indicare l'istituzione di un nuovo centro di culto. Nella loro protesta invitarono i loro fratelli a entrare nel paese e a prenderne possesso se il terreno loro assegnato fosse impuro e li esortarono a non commettere il peccato di allontanarsi da Dio.

La risposta fu che, lungi dal desiderare di istituire un nuovo culto, il loro altare fu eretto a segno per i loro figli e per tutti gli altri che il loro culto era identico a quello dei loro fratelli, che erano passati al lato orientale del il fiume.

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