«Ma alla fine venne davanti a me Daniele, il cui nome era Beltshazzar, secondo il nome del mio dio, e nel quale è lo spirito del santo Dio, e io gli raccontai il sogno».

Alla fine arrivò Daniele, forse richiamato da qualche città lontana. E Nabucodonosor richiama l'attenzione sul fatto che il suo nome ha al suo interno una sillaba che si collega al nome di Bel, il nome di uno degli dei di Nabucodonosor. (Era abbastanza comune usare il gioco di parole quando si trattava di nomi). Il fatto che lo considerasse significativo può suggerire che "in chi è lo spirito degli dei santi" ai suoi occhi si riferisce principalmente a Bel.

Ma Daniele e i suoi lettori lo collegherebbero allo Spirito di Dio. Poi Nabucodonosor raccontò a Daniele il suo sogno. La sua fiducia in lui era tale (come ora rivelava) che non sentiva il bisogno di metterlo alla prova.

Potremmo vedere l'uso del nome Daniele come dovuto all'influenza di Daniele, o addirittura introdotto da Daniele (pensato come 'Dio giudica per mio conto') quando ha copiato il decreto per il consumo israelita, per sottolineare che era Dio che giudicherebbe e chiarirebbe il sogno. Nabucodonosor userebbe il nome Beltshazzar.

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