Capitolo 39 Visitatori da Babilonia.

'A quel tempo.' Cioè nel momento in cui ha ricevuto il segno da Dio ed è salito alla casa del Signore per riconoscere e rendere grazie per la sua potenza. Quale momento migliore per l'arrivo degli ambasciatori da Babilonia? Sicuramente ora avrebbe detto loro di mettersi in cammino perché Dio poteva liberare Gerusalemme e Giuda dal giogo assiro. Dio lo aveva preparato e gli aveva dato due segni notevoli, la sua estensione della vita e la rivelazione da parte di Dio del Suo potere sul sole. Come avrebbe potuto fare altrimenti? Ma come dimostra questo capitolo, ha fatto diversamente.

In termini umani è comprensibile. Sebbene Ezechia fosse molto stimato tra i popoli locali, non poteva essere paragonato a un re di Babilonia. E doveva essere molto lusingato che quel grande re lo cercasse e chiedesse il suo benessere e desiderasse un'alleanza con lui. Ci viene fatto capire che aveva ragione ad accoglierli, ma che avrebbe dovuto essere tutto. In effetti ci viene data l'immagine di Isaia che attende con apprensione, chiedendosi quale scelta avrebbe fatto.

E ha scelto disastrosamente. Ha svelato tutti i suoi tesori e le sue armature agli ambasciatori, una chiara indicazione che stava offrendo la sua forza per sostenere la ribellione. È stato fatale. Non solo significava che riponeva la sua fiducia nelle alleanze con nazioni senza Dio, e specialmente con Babilonia senza Dio, piuttosto che in Yahweh, ma mostrava anche a Babilonia quali tesori aveva. E il vecchio saggio Isaia sapeva istintivamente che per una città grande e arrogante come Babilonia questa non poteva che essere come una luce per una falena, trascinandola avanti finché i tesori scintillanti non fossero stati suoi.

A che scopo allora era stato il segno miracoloso di Dio? Acaz aveva rifiutato il segno. Ezechia aveva ricevuto il segno e poi ne aveva ignorato il significato. Entrambi erano cattivi. La casa di David aveva rifiutato la sua seconda possibilità.

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