E fu così, quando il re vide Ester la regina in piedi nel cortile, che ottenne grazia ai suoi occhi: e il re porse a Ester lo scettro d'oro che aveva in mano. Allora Ester si avvicinò e toccò la sommità dello scettro.

Il re porse a Ester lo scettro d'oro che aveva in mano. Questo scettro d'oro riceve un'interessante illustrazione dai monumenti scolpiti della Persia e dell'Assiria. Nei bassorilievi di Persepoli, copiati da Sir Robert Ker Porter, vediamo il re Dario in trono in mezzo alla sua corte, che cammina all'estero in stato regale; in entrambi i casi porta nella mano destra un'asta sottile o bacchetta, circa uguale in lunghezza alla sua stessa altezza, ornata con un piccolo pomo alla sommità. Negli alabastri assiri, così come quelli trovati a Nimroud come quelli di Khorsabad, "il grande re" è fornito della stessa appendice della regalità: un'asta sottile, ma priva di qualsiasi pomo o ornamento.

Sui rilievi di Khorsabad l'asta è dipinta di rosso, senza dubbio per rappresentare l'oro; dimostrando che "lo scettro d'oro" era un campione di bacchetta di quel metallo prezioso, comunemente tenuto nella mano destra, con un'estremità appoggiata a terra, e che il re fosse seduto o camminasse. "Lo scettro d'oro" ha ricevuto poche alterazioni o modifiche fin dai tempi antichi (Gosse). Fu esteso a Esther come segno che non solo la sua intrusione era stata perdonata, ma che la sua visita era stata benvenuta e un'accoglienza favorevole data all'abito che aveva finito per preferire.

Toccato la parte superiore dello scettro. Questo era il modo consueto di riconoscere la regale condiscendenza, e nello stesso tempo di esprimere riverenza e sottomissione all'augusta maestà del re.

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