E se una parte della loro carcassa cade su un seme che deve essere seminato, sarà puro.

Se una parte della loro carcassa cade su un seme di semina... sarà pulita, perché l'impurità del contatto verrebbe assorbita dalla terra. Ma il caso era molto diverso se il seme fosse stato immerso nell'acqua contaminata da una carcassa, poiché i chicchi, essendo inumiditi dall'acqua, avrebbero assorbito l'impurità, la cui macchia si sarebbe trasmessa ai prodotti futuri. Questi regolamenti devono aver spesso causato fastidio imponendo improvvisamente l'esclusione delle persone dalla società così come le ordinanze della religione. Tuttavia erano estremamente utili e salutari, soprattutto perché imponevano l'attenzione alla pulizia.

Questa è una questione di essenziale importanza in Oriente, dove i rettili velenosi si insinuano spesso nelle case e si trovano in agguato in scatole, vasi o buchi nel muro; e la carcassa di uno di loro, o un topo morto, talpa, lucertola o altro animale immondo, potrebbe essere inavvertitamente toccato dalla mano, o cadere su vestiti, otri o qualsiasi oggetto di uso domestico comune. Collegando, quindi, il tocco di tali creature con la contaminazione cerimoniale, che doveva essere immediatamente rimossa, fu preso un mezzo efficace per prevenire i cattivi effetti del veleno e di tutta la materia impura o nociva.

Dell'importanza di questi regolamenti, e della loro assoluta necessità per prevenire incidenti da avvelenamento, Michaelis fornisce le seguenti prove: « Dell'avvelenamento dei liquori da parte dei rospi che si insinuano nelle botti leggiamo spesso; e Hasselquist riferisce un caso in cui il veleno di un geco in un formaggio si era quasi rivelato fatale. Anche topi e ratti a volte avvelenano la carne che viene scoperta, per mezzo del veleno che si è preparato per se stessi vomitato su di essa.

Ricordo il caso di una produzione di birra che, a tutti i cittadini che l'avevano bevuta, causò le più violente agonie, e a proposito della quale, benché negata nel modo più perentorio dai magistrati e dai birrai, apparve perfettamente buona ragione per credere che l'arsenico si fosse in tal modo penetrato nel malto».

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