Parla a tutto il popolo del paese e ai sacerdoti, dicendo: Quando avete digiunato e pianto nel quinto e nel settimo mese, anche in quei settant'anni, avete digiunato per me, proprio per me?

Parla a tutto il popolo del paese. La domanda era stata posta a nome del popolo in generale, da Sherezer e da Regem-melech. Il digiuno autoimposto di cui erano stanchi, non avendolo osservato nello spirito della vera religione.

Quando avete digiunato e pianto nel... settimo mese. Questo digiuno era in memoria dell'uccisione di Ghedalia e di quelli con lui a Mizpa, usciti nella dispersione dei Giudei ( 2 Re 25:25 ; Geremia 41:1 ).

Avete mai digiunato per me, anche per me? - No: era per gratificarsi nell'ipocrita adorazione della volontà. Se fosse stato "a me" vi sareste "separati" non solo dal cibo, ma anche dai vostri peccati ( Isaia 58:3 ). Hanno falsamente fatto del digiuno un fine, intrinsecamente meritorio in sé, non un mezzo verso la gloria di Dio nella loro santificazione.

Mancava il vero principio di pietà, il riferimento a Dio; da qui l'enfatica ripetizione di "a me". Prima di dirimere questioni sulle forme esteriori della pietà (per quanto propria, come in questo caso), la grande questione era sulla pietà stessa; che una volta stabilite, tutte le loro osservanze esteriori diventano santificate essendo "al Signore" (Ram. 14:6).

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