Geremia 5:2

Credenza comune in Dio.

I. La credenza comune è l'assenso che diamo a qualcosa che ci viene detto, perché non vediamo motivo per pensare la cosa in sé non vera, né ancora per mettere in discussione l'affidabilità di chi racconta; non vediamo alcun motivo per negarlo; implicherebbe più interesse per l'argomento di quanto ne possediamo negarlo. Diamo il nostro assenso e dimentichiamo tutto il minuto dopo; abbiamo altre cose a cui pensare, altre cose da tenere in considerazione, da organizzare, da preoccupare; ma non fa differenza per noi, che sia falso o vero.

Non eccita il nostro intelletto né riscalda i nostri cuori. Ma che un uomo creda che l'essere più caro al mondo gli è infedele, e si burla della sua tenerezza quando è assente, e si vanta con quanta facilità si lascia ingannare. Che una guarnigione assediata chiusa da nemici feroci, con viveri e munizioni esaurite, alla fine sul punto di cedere e cogliere la sua triste occasione, incapace di resistere più a lungo, creda per un momento che domani verrà l'aiuto, lascia che i suoni note familiari saranno trasportate dalle brezze alle orecchie che diventano indifferenti e morte, e gli uomini si alzeranno, piangeranno e sembreranno forti, logori e scarni nonostante le loro strutture e batteranno i tamburi e grideranno di sfida, finché i lupi in attesa intorno a loro, appena pronti a primavera, sono scoraggiati. Queste non sono credenze comuni; queste sono quelle che chiamerò credenze realistiche.

II. Molti di noi credono in Dio in modo banale, e poiché lo facciamo i sensuali intorno a noi, che si preoccupano solo di mangiare e divertirsi, hanno ragione quando dicono che la nostra fede non ci rende migliori di loro. È del tutto possibile che a molti di noi importerebbe poco se Dio non esistesse. Non dovremmo essere né molto meglio né molto peggio. Dovremmo fare lo stesso lavoro, pensare alle stesse cose.

Dovremmo solo rinunciare alle nostre preghiere private e familiari, e forse questo potrebbe quasi essere un sollievo. Ma non può esserci alcun valore in una tale convinzione. Se non credi in Dio tanto quanto credi nei tuoi figli, nel tuo ufficio o nel tuo cavallo, come puoi pensare che dire di credere in Lui sia una virtù che assicurerà la tua salvezza eterna?

"Prima correggi, figlio mio,

la tua nomenclatura difettosa; chiama convinzione

Fede davvero, né grazia con un tale nome

La facile acquiescenza dell'umanità

In questioni che non valgono la pena di essere discusse."

W. Page-Roberts, Il liberalismo nella religione, p. 89.

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