Giovanni 6:57

(con Galati 2:20 )

Il significato della giustificazione per fede

I. Osservando costantemente i due passaggi della Scrittura che ho scelto per il mio testo, otterremo la chiave della piena verità scritturale sulla giustificazione. Anzitutto san Paolo, parlando di sé molti anni dopo la sua conversione, dichiara di vivere di fede nel Figlio di Dio, che lo ha amato e ha dato se stesso per lui. È evidente, quindi, che il principio di una vita cristiana, dopo aver ricevuto la conoscenza di Cristo, doveva essere ancora una fede nel Figlio di Dio, che ci ha amati e ha dato se stesso per noi.

Questa fede intrattenuta non solo una volta, ma sempre, attribuisce chiaramente tutto il merito della nostra giustificazione a Cristo; che per amor suo Dio ci guarda non come nemici, ma come figli non come condannati, ma come perdonati.

II. E inoltre, la Scrittura suppone che ogni volta e nella misura in cui ci rendiamo conto alla nostra mente del fatto che Dio ci ha perdonato, siamo anche attratti ad amarlo come Suoi figli; anzi, che i due sentimenti sono di fatto inseparabili; che la fede nell'espiazione di Cristo ci pone necessariamente nello stato di amare i figli a Dio; che se non lo amiamo, tale mancanza d'amore è chiaramente in un modo o nell'altro una mancanza di fede in Cristo o che non crediamo di aver bisogno dell'espiazione, e quindi neghiamo finora la sua realtà, o non crediamo che Dio abbia ci ha completamente perdonato, e finora ne abbiamo negato l'efficacia.

Ma credendo che eravamo senza Cristo morto, e che attraverso di Lui siamo vivi e perdonati, quella convinzione ci pone nello stato di figli verso Dio, con cuore aperto e riconoscente, amandolo perché Lui per primo ci ha amati.

III. Dice san Paolo, nella sua Lettera ai Romani: «Se, quando eravamo nemici, ci siamo riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più, essendo riconciliati, saremo salvati dalla sua vita». La fede in Cristo non è solo fede nel Suo essere morto per noi; è fede in Lui come nostro Salvatore ora anche mediante la Sua vita; è quel gettarci su di Lui in ogni cosa, come nostro Redentore, come nostro Salvatore, come nostro Capo di cui siamo membra, derivando la nostra vita solo da Lui, che è espresso da nostro Signore in queste straordinarie parole, dove dice: "Chi mangia me, anche lui vivrà di me.

E così è vero che solo la nostra fede in Cristo giustifica; la nostra fede nella sua morte una volta sola, nella sua vita sempre più la nostra fede in Lui come redenzione e come santificazione la nostra fede in Lui che porta all'unione con Lui, che così essendo veramente sue membra saremo con Lui e in Lui per sempre.

T. Arnold, Sermoni, vol. v., pag. 271.

Riferimenti: Giovanni 6:57 . Pulpito contemporaneo, vol. ii., pag. 345; Omilista, nuova serie, vol. i., pag. 357.

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