Proverbi 2:17

I. C'è una stagione in cui la giovinezza diventa indipendente e intollerante al controllo, quando la guida gentile viene scambiata per amore dell'interferenza e del potere, quando la giovinezza e la fanciulla pensano che disprezzino di seguire le vie e le massime del genitore, dell'amico, del insegnante, e orgogliosi di formare un codice e raccogliere massime proprie; nel dire le proprie parole e nel camminare alla luce dei propri occhi.

Questi sono giorni critici nella vita di ogni uomo che determinano se deve essere un pellegrino alla luce, o cadere nelle tenebre giorni in cui è fatto o rovinato per sempre. Da che parte sto? Quale ho scelto per il mio lotto? La guida della mia giovinezza è ancora la mia guida? quella voce sommessa è ancora il mio monitor? Il Dio di mio padre è il mio Dio in eterno e l'ho preso per guida fino alla morte?

II. Notate il motivo di questa dolorosa partenza e allontanamento: "Ella dimentica l'alleanza del suo Dio". Si lascia che il solenne fatto che i voti di Dio siano su di lei passi da lei nell'oblio. Lei dice nel suo cuore: "Non c'è Dio".

E se lei, una dell'antico Israele, era legata a Dio, da un patto, che dire a questo proposito? L'alleanza del nostro Dio è iniziata nei nostri primi giorni. Il battesimo e la cresima erano per noi i sigilli dell'alleanza, solenni e importantissimi. Vi siete impegnati ad abbandonare i nemici di Dio; vi siete impegnati ad aderire a Lui e a servirlo. (1) Siamo vincolati da quel patto a tenerci lontani da Satana. Come siamo situati rispetto al grande nemico delle nostre anime? È sempre impegnato con noi; conoscendo i nostri punti deboli, sollecitando i nostri caratteri malvagi, suggerendoci, spingendoci, ingannandoci nel peccato.

Siamo suoi nemici o siamo in combutta con lui? (2) Dobbiamo stare in disparte dal mondo. Coloro che sono vincolati dall'alleanza di Dio non dovrebbero correre all'eccesso prevalente nel mondo empio, nell'ornamento della persona, nella frivolezza del divertimento, nel sostenere uno qualsiasi di quegli impieghi o incontri in cui l'obiettivo è semplicemente ostentare se stessi; che la persona, la casa, i mobili e l'equipaggiamento del cristiano dovrebbero essere modesti, discreti, mostrando l'amministrazione coscienziosa di chi ha un prossimo da trarre beneficio ed edificare, e un Dio da glorificare, e non la spesa generosa di chi vive per se stesso, o per la sua famiglia, o per il mondo.

H. Alford, Sermoni della Cappella del Quebec, vol. vii., p. 16.

Riferimenti: Proverbi 3:1 . Rivista del clero, vol. XIII., p. 269; W. Arnot, Leggi dal cielo, prima serie, p. 106. Proverbi 3:1 . Rivista del clero, vol. vi., p. 83. Proverbi 3:1 . R. Wardlaw, Lezioni sui proverbi, vol. io., p. 75.

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