'DIO È IL SUO INTERPRETE E LO RENDERA' SEMPLICEMENTE'

"Dio mi ha mandato prima di te per preservare la vita."

Genesi 45:5

Giuseppe riconobbe subito i suoi fratelli, anche se non riuscirono, mentre si inchinavano davanti al potente vicario d'Egitto, a riconoscere in lui il bambino da loro così spietatamente venduto in schiavitù; e Giuseppe, ci viene detto, "ricordò i sogni che aveva fatto di loro": come i loro covoni avrebbero dovuto stare tutt'intorno e rendere omaggio al suo covone; come il sole, la luna e le undici stelle dovrebbero rendergli omaggio. Alla fine tutto si stava avverando.

I. Ora, naturalmente, sarebbe stato molto facile per lui farsi conoscere subito dai suoi fratelli, cadere al loro collo e assicurare loro il suo perdono. Ma ha consigli d'amore allo stesso tempo più saggi e profondi di quelli che sarebbero contenuti in una dichiarazione di perdono così pronta e disinvolta. Il suo scopo è dimostrare se sono uomini diversi o, in caso contrario, renderli uomini diversi da quello che erano quando hanno compiuto quell'atto di crudeltà contro se stesso. Sente che sta realizzando, non il proprio scopo, ma quello di Dio, e questo gli dà fiducia nell'azzardare tutto, come lo azzarderà, nel portare a termine questa faccenda.

II. Qui erano necessarie due cose : la prima che avesse l'opportunità di osservare la loro condotta verso il loro fratello minore, che ora era subentrato al suo posto, ed era lo stesso favorito di suo padre come un tempo era stato Giuseppe; il secondo, che con qualche severo trattamento, che dovrebbe somigliare più o meno lontanamente al loro trattamento di se stesso, dovrebbe provare se poteva richiamare da loro un vivo ricordo ed una pentita confessione della loro passata colpa.

III. I rapporti di Giuseppe con i suoi fratelli sono, in larga misura, il modello stesso dei rapporti di Dio con gli uomini. —Dio ci vede negligenti, nel perdonarci facilmente i nostri vecchi peccati; e poi, con la prova, l'avversità e il dolore, porta questi peccati alla nostra memoria, fa sì che ci scoprano e alla fine ci estrae una confessione: "Siamo veramente colpevoli". E poi, quando la tribolazione ha compiuto la sua opera, Egli è pronto a confermare il Suo amore per noi come lo è stato Giuseppe per confermare il suo amore ai suoi fratelli.

—Abp. Trincea.

Illustrazione

(1) 'Giuseppe riferì a Dio tutto l'ordine e lo scopo della sua esistenza, tutto ciò che le era stato avverso, tutto ciò che in essa era stato prospero. Sapeva che la violenza e il disordine erano stati all'opera nella sua vita. Quale tentazione aveva di considerarli di Dio? AttribuendoGli uno scopo distinto di bene e di beatitudine, che strana perversità sarebbe stato pensare che tutto ciò che aveva guastato la bontà e la beatitudine, tutto ciò che si era sforzato di vanificare lo scopo, fosse Suo! Era la grande distinzione eterna che un cuore coltivava, purificava, rendeva semplice dalla disciplina di Dio, confessava, anzi, trovava impossibile negare'.

(2) 'Può essere che abbiamo qui una rappresentazione esatta di una rivelazione che Gesù farà di Se stesso ai suoi fratelli Giudei. Ora li sta attraversando attraverso terribili sofferenze per portarli al pentimento e per prepararli a ricevere la suprema rivelazione di Sé stesso. Tra non molto abbasserà il velo e dirà: Io sono Gesù, tuo fratello, che hai venduto a Pilato. La sposa di Cristo può rallegrarsi quando ascolta la notizia di questa benedetta riconciliazione, perché i suoi fratelli devono sempre esserle cari».

(3) 'Il grande meccanismo della vita contiene molte ruote dentro le ruote. Tutto sembrerebbe un vortice senza senso o sfocerebbe in un disastroso groviglio e squilibrio se non fosse per lo Spirito divino che presiede a tutto, adeguando un movimento o processo storico a un altro, e sviluppando come risultato di tutto una vita superiore per la razza, e un'arena più ampia per la diffusione e il dominio delle graziose influenze della Croce».

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