ESCLUSIVITA' E FORMALITA'

'I farisei e gli scribi mormorarono.'

Luca 15:2

Le folle che si sono radunate intorno a nostro Signore nel corso della sua missione sono state eminentemente rappresentative delle varie fasi della vita e del pensiero ebraico. Di tutti i tipi di società, quella dei farisei è forse la più marcata. Possiamo riconoscere diverse idee distinte ad esso associate.

I. Esclusività o orgoglio spirituale. —Se c'è una grande lezione pratica, prima di tutte le altre, che attraversa l'insegnamento di Cristo e impartisce un principio di radicale cambiamento nello schema di vita, si riassume in queste parole: "Gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi". .' Questa dottrina è il primo passo nell'organizzazione, per così dire, del Regno dei Cieli. Questo è il primo in ordine di tutti quei paradossi che costituiscono la somma del cristianesimo.

Fu questo che nei primi secoli della sua diffusione fu un tale oltraggio sulla società in generale, un tale enigma per l'osservatore spassionato e, come ha giustamente osservato Gibbon, fu un grande elemento del suo trionfo. L'emarginato non era più un emarginato. Il disprezzato e il rigettato degli uomini è diventato il modello stesso della vita più nobile. E qui sta l'essenziale antagonismo allo spirito che possedeva il fariseo.

L'esclusione era il suo ideale. Si aggrappò ad essa come sua eredità conferita dal cielo. Cristo ha abbattuto i muri di spartizione. Il Regno dei Cieli venne non per pochi privilegiati, non per gli eletti o per i predestinati, ma per tutti.

II. Formalismo. ‑ Il formalismo può essere spiegato come un'esagerata enfasi posta sul cerimoniale, sui formulari e sulle ordinanze, come l'elevazione, in breve, del meccanismo della vita rispetto alla vita stessa. Non si deve supporre che tutti, o addirittura la maggior parte di coloro in cui esiste questa tendenza, facciano un'ostentata dimostrazione di giustizia, o si travestiscano per mascherare le loro inclinazioni nascoste, né che essi stessi siano consapevoli della natura inconsistente delle manifestazioni della loro vita religiosa.

Sono pochi, suppongo, quelli che a volte non soccombono per pura stanchezza alla tentazione di accontentarsi dell'apparire invece dell'essere, di sostituire una bontà meccanica alla genuinità della vita, un'ortodossia convenzionale alla ricerca inquieta della realtà. Che ci sia una compatibilità tra la pietà genuina e il formalismo più angusto, è un fatto che ci incontra ad ogni passo. Ma nella misura in cui la conoscenza si compie, man mano che le tenebre si dissolvono nella luce, in tale proporzione si perdono di vista i mezzi e l'espressione esteriore della vita, inghiottiti nella completa libertà della vita stessa.

La lettera uccide, ma lo spirito vivifica: vita e libertà, unità di vita sotto la molteplicità delle forme. E nel riconoscimento di ciò sta la fratellanza cristiana, la vera comunione dei santi. Se impariamo a riconoscere che questa comunione è un'unità soggiacente ai frammenti della cristianità, saremo stati purificati dal lievito del fariseo, saremo stati fatti incontrare per sedere con Cristo in compagnia dei pubblicani e dei peccatori.

—Rev. Dott. CHO Daniel.

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