Oh quello mi sentirebbe! ecco, il mio desiderio [è che] l'Onnipotente mi rispondesse, e [che] il mio avversario avesse scritto un libro.

ver. 35. Oh, quello mi sentirebbe ] Quis det mihi auscultantem mihi? Oh che dopo tutto questo purgarsi e lodarmi (di cui non provo alcun piacere, ma che lo devo fare, a meno che non tradisca la mia innocenza e non mentisca sotto pesanti imputazioni), qualcuno mi aiuti a un giusto processo! che Dio, che è il più capace, si occupi dell'affare, e mi rivendichi efficacemente da queste calunnie e contumelie che mi vengono lanciate.

Che l'Onnipotente mi rispondesse ] cioè che desse una ragione per cui mi ha trattato così duramente. Questo era il desiderio di Giobbe, o segno a cui mirava, con sufficiente sicurezza, Hac in repetenda nimis importunus est (Merl.); ma certamente avrebbe dovuto affrontare questa faccenda con più modestia e umiltà d'animo, con più riverenza e santo timore, poiché il nostro Dio è un fuoco consumante; poiché è più grande delle nostre coscienze; né possiamo mai dimenticare l'infinita distanza e sproporzione che c'è tra lui e noi stessi.

E quel mio avversario aveva scritto un libro ] Ebr. L'uomo della mia contesa; il mio antagonista, che aveva fatto la sua dichiarazione e aveva posto la sua accusa. Con queste e le seguenti espressioni, Giobbe denota la sua innocenza e pleroforia di fede, di cui era ben informato, e per cui era estremamente sostenuto. Oh che potessimo sopportare altrettanto coraggiosamente tutte le contumelie e disprezzo per le nostre coscienze; indossandole come corone e conferme della nostra conformità a Cristo.

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