Per ora non sei niente; vedete il [mio] cadere e avete paura.

ver. 21. Per ora voi non siete niente ] cioè Per me niente vale; Non ho più gioia di te che se non lo fossi affatto; non siete dissimili da colui che disse all'amico: Io sono tutto vostro, eccetto il corpo ei beni; non siete tanto amici che starnutiscono, che usciranno con un Dio vi benedica; o come quei grandi benefattori in san Giacomo, Giacomo 2:15,16 , che erano liberi dalla loro bocca misericordia; voi siete semplici muti e cifrari, nullità, come me niente; cioè, voi non siete come mi aspettavo.

E qui Giobbe porta a casa la similitudine di cui sopra ai suoi amici con una stretta applicazione. E secondo il margine ebraico chiamato keri, può essere reso, Fuistis ei similis, sc. torrenti; voi siete simili ad essa, cioè al ruscello prima menzionato; mi deludite quanto i passeggeri assetati (Drus.).

Perché vedete il mio abbattimento e avete paura ] C'è un'eleganza nell'originale che non può essere inglese; i tuoi occhi vedono ciò che prima avevi udito solo dall'udito dell'orecchio, che io sono in un grande sotto, abbattuto e impoverito; tu dunque hai paura di me, perché non ti chieda qualcosa per soddisfare i miei bisogni; oppure ti tieni a distanza, più timorosa di prendere il mio male che desideroso di curarlo; mi visitate, ma non siete mossi da alcuna compassione verso di me, Horrore perculsi resiluistis a me veluti si quispiam viperam calcasset (Lay.). Quindi la Settanta.

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