Perché so non dare titoli lusinghieri - non so come adulare. Non è nel mio carattere; non era mia abitudine. "Così facendo." Queste parole non sono in ebraico, e rovinano molto il senso, e danno un'idea diversa da quella che era intesa da chi parla.

Il mio Creatore mi avrebbe presto portato via - O meglio, "Il mio Creatore presto mi avrebbe portato via". Cioè: “So che presto devo essere rimosso e devo stare davanti al mio Creatore. Devo rendere conto di tutto ciò che dico. Sapendo che devo andare alla realtà di un altro stato dell'essere, non posso adulare le persone. Devo dire loro la verità esatta e semplice". Non potrebbe esserci migliore prevenzione dell'adulazione di questa.

La convinzione che presto dovremo apparire davanti a Dio, dove tutti sono allo stesso livello, e dove ogni maschera sarà spogliata, e tutto apparirà così com'è, ci impedirebbe di attribuire ad altri qualità che sappiamo che non possiedono, e dal dare loro titoli che li esalteranno solo nella loro stima e nasconderanno la verità dalle loro menti. Titoli che appartengono propriamente agli uomini, e che appartengono all'ufficio, la religione non ci vieta di conferire, poiché il bene della comunità è promosso dal dovuto rispetto dei nomi e degli uffici di coloro che governano.

Ma non si risponde a buon fine nell'attribuire agli uomini titoli come mere questioni di distinzione, che servono a tenere davanti a loro l'idea dei propri talenti o importanza; o che li portano a dimenticare che, come gli altri, saranno presto “portati via” e chiamati a rinunciare al proprio conto in un altro mondo. La profonda convinzione che tutti noi presto proveremo le realtà di un letto di morte e di tomba, e che dobbiamo andare in un mondo dove non c'è illusione, e dove l'attribuzione di qualità a noi qui che non appartengono a noi non servirà a nulla, comporterebbe un desiderio di affermare sempre la semplice verità.

In base a tale convinzione, non dovremmo mai attribuire a un altro una qualità di bellezza, forza o talento, nome o titolo, da lasciarlo per un momento sotto l'inganno di se stesso. Se questa regola fosse seguita, che cambiamento produrrebbe nel mondo sociale, politico, letterario e perfino religioso!

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