Se sono malvagio, perché mi affatico invano? - La parola “se”, qui introdotta dai nostri traduttori, ne oscura molto il senso. Il significato evidentemente è: "Sono ritenuto colpevole e non posso rispondere a quell'accusa. Dio mi considera tale, e se tentassi di incontrarlo con l'accusa, sarebbe un tentativo vano; e devo ammettere la sua verità. Sarebbe fatica vana negarlo contro uno così potente come lui.

Questa interpretazione è in accordo con l'argomento dell'intero capitolo. Giobbe sostiene che sarebbe vano contendere con Dio, e abbandona disperato l'argomento. È del tutto evidente, però, che non lo fa tanto perché è convinto di sé, quanto perché sa che Dio è grande, e che sarebbe inutile lottare con lui. Evidentemente è sempre implicita la sensazione che se fosse stato in grado di affrontare Dio nella discussione, il risultato sarebbe stato diverso.

Così com'è, si sottomette - non perché è convinto, ma perché è debole; non perché vede che Dio ha ragione, ma perché vede che è potente. Quanta sottomissione di questo tipo c'è nel mondo - sottomissione, non al diritto, ma al potere; sottomissione a Dio, non perché sia ​​visto saggio e buono, ma perché è visto onnipotente, ed è vano tentare di opporsi a lui! È inutile dire che tali sentimenti non manifestano una vera sottomissione.

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