Ma (E) il Signore mandò - (letteralmente 'gettato via'). Jonah aveva fatto del suo meglio. Ora è iniziata la parte di Dio. Questo Egli esprime con la parola "E". Giona prese le "sue" misure, "e" ora Dio prende le "sue". Lo aveva lasciato fare a modo suo, come spesso tratta con coloro che si ribellano a Lui. Li lascia andare fino a un certo punto. Aspetta, nella tranquillità della Sua Onnipotenza, finché non abbiano completato i loro preparativi; e poi, quando l'uomo ha finito, comincia, affinché l'uomo veda più che è opera sua.

“Prende coloro che fuggono da Lui nella loro fuga, i saggi nei loro consigli, i peccatori nelle loro presunzioni e peccati, e li richiama a sé e li costringe a tornare. Giona pensava di trovare riposo nel mare, ed ecco! una tempesta». Probabilmente, Dio richiamò Giona, non appena ebbe compiuto tutto da parte sua, e mandò la tempesta, subito dopo aver lasciato la riva.

Almeno, tali tempeste si abbattevano spesso lungo quella riva, ed erano conosciute con il loro nome speciale, come l'Euroclidone al largo di Creta. Anche Giona da solo era sceso sottocoperta a dormire e, quando arrivò la tempesta, i marinai pensarono che fosse possibile tornare indietro. Giuseppe Flavio dice di quella sponda: “Giaffa per natura non ha porto, perché finisce in una spiaggia ruvida, per lo più brusca, ma per un breve spazio che ha proiezioni, i.

e., profonde rocce e scogliere che avanzano nel mare, inclinate su entrambi i lati l'una verso l'altra (dove le tracce delle catene di Andromeda ancora mostrate accreditano l'antichità della favola), e il vento del nord che batte proprio sulla riva e si lancia le alte onde contro gli scogli che le accolgono, fanno della stazione un mare senza porto. Mentre quelli di Giaffa si agitavano qui, un forte vento (chiamato da quelli che navigano qui, il nero vento del nord) cade su di loro all'alba, facendo subito sbattere alcune navi l'una contro l'altra, alcune contro gli scogli e altre, costringendo loro via contro le onde verso il mare aperto, (perché temono la costa rocciosa ...) i frangenti che torreggiavano su di loro, affondarono”.

La nave era come - (letteralmente 'pensato') Da spezzare Forse Giona intende con questa immagine molto vivida esibire maggiormente la propria ottusità. Egli attribuisce, per così dire, alla nave un senso del proprio pericolo, mentre essa si sollevava, rotolava, cigolava e tremava sotto il peso della tempesta che si abbatteva su di lei, e i suoi alberi gemevano e le sue braccia tremavano. Alla coscienza risvegliata tutto sembra essere stato vivo per il dispiacere di Dio, tranne se stesso.

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