Non obbedì alla Voce - Di Dio, per legge o per profeti, insegnandole le Sue vie; e quando, disubbidendo, la castigò, «non ricevette correzione», e quando aumentò i suoi castighi, ella, nell'età declinante dello stato e aggravando il male, non si volse a lui, come al tempo dei giudici, né cessato di fare il male.

Nel Signore non confidò - Ma in Assiria o in Egitto o nei suoi idoli. La nostra relazione pratica con Dio è riassunta nelle quattro parole: “Sfiducia in se stessi; abbi fede in Dio." L'uomo inverte questo, e quando la "fiducia in se stesso" lo ha ovviamente mancato, allora "diffida di Dio" . “Così raramente chiedono a Dio ciò che sperano di ottenere dall'uomo. Sforzano ogni nervo della loro anima per ottenere ciò che vogliono; sollecitare, adulare, cedere, corrompere, favore di corte; e si affidano a Dio quando viene meno ogni aiuto umano.

Sarebbero in debito non con Dio, ma con la loro stessa diligenza. Infatti, quanto più ricevono da Dio, tanto meno, vedono, possono esaltare la propria diligenza, tanto più sono tenuti a ringraziare Dio e a obbedirgli più rigorosamente».

Al suo Dio non si avvicinò - Anche nella difficoltà, quando tutti si avvicinano a Lui, che non sono del tutto estranei da Lui; non si avvicinò per penitenza, per fede speranza o amore, né per opere incontrate per il pentimento, ma nel cuore rimase lontana da Lui. Eppure era il “lei” proprio “Dio”, come si era mostrato nei tempi passati, che non cambia, mentre noi cambiamo; è fedele a noi, mentre noi lo deludiamo; è ancora il nostro Dio, mentre lo dimentichiamo; "aspetta, per avere pietà di noi;" risplende su di noi mentre interponiamo le nostre nuvole nate dalla terra tra noi e Lui. Dionigi: “Non nel corpo né nel luogo, ma spiritualmente e interiormente ci avviciniamo al Dio non circoscritto”, possedendolo come nostro Padre, al quale diciamo ogni giorno “Padre nostro”.

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