Perciò interrogarono ulteriormente il Signore, se l'uomo dovesse ancora venire là. — Solo Saul e Samuele, di tutto l'esercito radunato quel giorno a Mizpeh, sapevano su chi sarebbe caduta la sorte. Saul era così certo, dopo che gli strani segni avevano sigillato la verità della rivelazione del profeta, che sarebbe stato designato dalla sacra sorte, che si ritrasse dall'aspettare il risultato e si nascose tra i bagagli, le tende e i carri. della vasta assemblea. Occorreva un secondo annuncio divino per scoprire il suo nascondiglio e attirarlo davanti al popolo.

(23-24) Era più alto di qualsiasi altra gente. — "Come ci salverà quest'uomo?" fu il mormorio impaziente e rabbioso presto sollevato da alcuni spiriti scontenti in Israele, non improbabile principi delle principali case delle grandi tribù di Giuda ed Efraim, che erano disgustati dalla scelta caduta su un uomo sconosciuto della piccola e relativamente impotente tribù di Beniamino. Ma Samuele - il cui posto nella nazione doveva davvero prendere l'ignoto Beniaminita - con rara nobiltà e unicità di intenti, aveva già individuato e richiamato cospicua attenzione all'unico dono che Saul indubbiamente, in grado straordinario, possedeva - l'unico dono di quale, in quel tempo primitivo, un uomo sembrava essere degno di governo.

Era “buono”: “non c'era tra i figli d'Israele persona più buona di lui;” dalle spalle in su torreggiava su tutto il popolo. Quando si trovava in mezzo al popolo, Samuele poteva dire di lui: "Lo vedete? Guarda colui che il Signore ha scelto, che non c'è nessuno come lui in mezzo a tutto il popolo». È ai giorni dei Giudici, come ai giorni omerici della Grecia; Agamennone, come Saulo, è di testa e spalle più alto del popolo.

Come Saulo, anche lui ha quell'aria e quella dignità peculiari espresse dalla parola ebraica che traduciamo "buono" o "buono". Questo è il fondamento dell'epiteto che divenne fisso come parte del suo nome, "Saulo l'eletto", "l'eletto del Signore". Nelle tradizioni musulmane questo è l'unico tratto di Saul che si conserva. Il suo nome è stato quasi perso; è conosciuto solo come Thalût, “quello alto.

Nei canti ebraici del suo tempo era conosciuto da un'indicazione più accattivante, ma non meno espressiva, della stessa grazia. La sua maestosa forma imponente, in piedi sotto il melograno sopra il precipizio di Migron, o sulle falesie appuntite di Micmas, o sulle rocce di Engedi, reclamava per lui il titolo di "capriolo selvatico", "la gazzella", appollaiata in alto, l'orgoglio e la gloria d'Israele. Contro i filistei giganti ci voleva un re gigante.

Il tempo per il piccolo bambino della casa di Jesse era vicino, ma non era ancora arrivato. Saul e Jonathan, più veloci delle aquile e più forti dei leoni, sembravano ancora i campioni più adatti d'Israele. Quando Saul vide un uomo forte o valoroso, lo prese con sé. Lui, nella sua panoplia gigantesca, che non si adattava a nessuno se non a se stesso, con la lancia che aveva in mano, della stessa forma e modo della lancia di Golia, era un esercito in sé. — Dean Stanley: Lezioni sulla Chiesa ebraica, 21

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