Indumenti sacri. ‑ Sebbene la santità sia, in senso stretto, una qualità personale, tuttavia tutte le nazioni hanno ritenuto giusto considerare "santi", in un certo senso modificato, tutti quegli oggetti materiali che sono collegati alla religione e impiegati nel culto di Dio. Quindi sentiamo, sia nella Scrittura che altrove, di "luoghi santi", "vasi sacri", "libri sacri", "vestimenti sacri". Questi ultimi sono richiesti specialmente per i ministri dei luoghi santi, che hanno bisogno di essere segnalati da alcuni segni evidenti dal corpo dei fedeli.

In Egitto i sacerdoti ministri nei templi indossavano sempre abiti particolari; e probabilmente non c'era nazione al tempo di Mosè che, se possedeva una classe di sacerdoti, non li distinguesse per qualche costume speciale, almeno quando officiavano. L'istinto naturale che si manifestava in tal modo, ricevette la sanzione divina dalle comunicazioni che furono fatte a Mosè nel Sinai, per cui furono nominati abiti speciali sia per il sommo sacerdote che per i sacerdoti ordinari.

Per la gloria e per la bellezza. — Queste parole hanno una grande forza. Dio avrebbe voluto che i suoi sacerdoti fossero vestiti riccamente, oltre che decorosamente, per due obiettivi: (1) Per la gloria, glorificarli, per dare loro una posizione elevata agli occhi della nazione, per far sì che fossero rispettati e la loro ufficio per essere molto apprezzato; (2) per la bellezza: rendere il culto del santuario più bello di quanto non sarebbe stato altrimenti, stabilire un'armonia tra il tabernacolo riccamente adornato e coloro che vi servivano; per dare al servizio del santuario la più alta perfezione artistica, oltre che la più alta spirituale.

Il rapporto dell'arte con la religione è un argomento sul quale sono stati scritti dei volumi, e che qui non si può discutere; ma il rispetto di Dio per la "bellezza" è qui portato in primo piano davanti a noi, e nessuna esegesi onesta può ignorare il fatto pregnante che quando Dio si è compiaciuto di dare indicazioni per il Suo culto sulla terra, sono stati resi sottomessi, non solo all'utilità e alla convenienza, ma alla bellezza. La bellezza, sembrerebbe, non è una cosa disprezzata dal Creatore dell'universo.

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