Egli accresce le nazioni e le distrugge. — L'ultima parte di questo capitolo ci insegna una verità che può essere dimenticata ai giorni nostri, che è, tuttavia, la chiave di gran parte della storia del mondo. Perché le nazioni sono contrassegnate da differenze così caratteristiche? come, per esempio, i Greci, i Romani e gli Ebrei nei tempi antichi; i francesi, gli inglesi ei tedeschi nel nostro.

Perché a volte il consiglio dei più saggi fallisce, come con Ahitofel, il coraggio dei più audaci a volte li abbandona? ma perché c'è Uno che lavora sotto tutto ciò per i suoi propri fini e per la sua propria gloria, come gli sembra buono. Zofar, con tutto il suo buon senso, era appena arrivato alla percezione di questa verità, perché mentre Giobbe sosteneva che c'era sempre una profondità più profonda, era pronto, in ogni caso, a insinuare che i rapporti di Dio erano intelligibili e approvavano stessi alle concezioni di equità umana.

Giobbe, d'altra parte, dichiarò che erano imperscrutabili e, di conseguenza, dalla loro stessa oscurità, suggeriva la necessità della fede. Il suo insegnamento qui può sembrare un sapore di fatalismo, ma è semplicemente perché si occupa solo di un lato della problema. Se ne avesse trovato l'occasione, avrebbe affermato con uguale forza la correlativa verità dell'assoluta responsabilità dell'uomo, sia pure come argilla nelle mani del vasaio; poiché, infatti, se non fosse così, come allora Dio dovrebbe giudicare il mondo? Nei labirinti di questo problema Giobbe non entra, preoccupato di altre domande e misteri.

La concezione di Giobbe, quindi, del giusto governo di Dio trascendeva di molto quella dei suoi amici quanto la loro stima della sua giustizia non era all'altezza della verità. Giustamente, quindi, esclama: "Io non sono inferiore a te".

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