Ed ecco, due di loro. — La narrazione lunga e singolarmente interessante che segue è peculiare di S. Luca, e deve essere considerata come tra la "randatura dell'uva", che ha premiato le sue ricerche anche dopo che l'intera annata era stata apparentemente raccolta da altri. L'Emmaus in Galilea, a circa un miglio da Tiberiade, era famoso per le sue sorgenti calde medicinali (Jos. Ant. xviii.

2, § 3; Guerre, iv. 1, § 3), e se la narrazione si riferisse ad essa, avremmo potuto supporre che San Luca l'avesse visitata per questo motivo. Non abbiamo registrazioni di tali sorgenti nell'Emmaus vicino a Gerusalemme, che è anche nominata da Giuseppe Flavio ( Guerre, vii. 6, § 6) come a una distanza di sessanta stadi, o stadi, da Gerusalemme. Il nome, tuttavia, era probabilmente, come afferma Giuseppe Flavio (come sopra), significativo, connesso con il termine arabo moderno, Hammâm, o Hummum, per un "bagno", e indicando, quindi, come il latino "Aquae", o il Il francese "Aix", la presenza di tali sorgenti, e se è così, la stessa ipotesi potrebbe adattarsi qui.

Nel caso dell'Emmaus (poi Nicopoli), nella pianura della Filistea, c'era una fontana menzionata dai primi scrittori come famosa per i suoi poteri curativi (Euseb. Cron. 41). Difficilmente possiamo dubitare, dall'importanza data al nome di Cleopa, che fosse l'informatore di San Luca. Non ci viene detto quando i discepoli cominciarono, ma poiché era "verso sera" quando raggiunsero Emmaus, non poteva benissimo essere prima del loro pasto di mezzogiorno. La pienezza con cui l'intero racconto è dato può ben indurci a pensarlo come trafugato a suo tempo dalle labbra del narratore.

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