CAPITOLO 38

1. Geremia nella prigione e il suo salvataggio ( Geremia 38:1 )

2. Geremia con Sedechia: il suo ultimo appello ( Geremia 38:14 )

Geremia 38:1 . Geremia viene poi accusato di alto tradimento. L'accusa si basa sul suo messaggio, datogli dal Signore: "Chi va ai Caldei vivrà". Come gli obiettori di coscienza durante la passata guerra, lo accusarono di essere antipatriottico. “Quest'uomo non cerca il benessere di questo popolo, ma il male.

"Chiedono la sua vita. Nel sesto verso lo vediamo in una profonda prigione, nella quale fu messo per mezzo di funi. E Geremia sprofondò nel fango vile. Questo ci ricorda Lui, il nostro benedetto Signore, che fu anche accusato da falsi testimoni, e che andò Lui stesso nell'orribile fossa e nell'argilla melmosa, nella più profonda sofferenza e nelle fauci della morte, per portarci fuori dalla prigione, dove il peccato ci ha messo. I principi malvagi evidentemente intendevano lasciare Geremia in quella prigione per subire una morte orribile.

Ma il servo del Signore non era nelle mani dei capi, ma nelle mani del suo Signore. Dio sceglie per il liberatore uno schiavo, un etiope, Ebed-Melec (servo del re). Il cuore di questo eunuco etiope fu toccato da pietà. Va dal re, che sembra essere stato all'oscuro di ciò che era stato fatto a Geremia e gli dice che Geremia rischia di morire di fame nel buco sporco dove lo avevano messo.

Il re ordina all'eunuco di agire subito con trenta uomini per liberare Geremia. Con quale tenerezza, per risparmiare all'uomo di Dio ogni pena inutile, Ebed-Melec eseguì il desiderio del re ( Geremia 38:12 )!

Geremia 38:14 . Questa è una grande scena drammatica. Sedechia manda ancora una volta a chiamare Geremia. Supponiamo che la sporcizia della prigione fosse ancora attaccata alle vesti del profeta. Il re vuole sapere qualcosa. "Non nascondermi niente", chiede. Può stare certo che il profeta del santo coraggio non nasconde nulla.

Ma Geremia fa due domande: “Non mi metterai sicuramente a morte? E se ti do un consiglio, non mi ascolti?». Alla prima domanda il re risponde: "Non ti metterò a morte". La seconda domanda la lascia senza risposta. Il suo cuore era indurito come il cuore di Faraone.

Gli dà ancora una volta il messaggio dell'Eterno: Va' dal re di Babilonia, riconosci la sua autorità, credi nella Mia Parola e vivrai nella tua casa; allora Gerusalemme non sarà bruciata. Ma se no, allora non puoi scappare e il destino della città è segnato. Il re si sottrae a una simile resa. I terrori di un tipo immaginario si impadroniscono di lui. Teme che il re babilonese lo consegnerà nelle mani dei giudei che avevano già disertato, e che lo prenderebbero in giro e lo maltrattano.

Geremia supplica ancora una volta. È il suo ultimo appello: "Obbedisci, ti supplico, la voce del Signore". Ma il re rifiuta. L'ultima richiesta che fece a Geremia rivela però il suo carattere miserabile. L'ultima intervista è terminata. Geremia rimane in prigione e si trovava lì quando Gerusalemme fu presa.

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