(19) Cristo infatti mi ha mandato non per battezzare, ma per annunziare il vangelo: (20) non con (l) sapienza di parole, perché la (21) croce di Cristo non fosse resa inefficace.

(19) La rimozione di un'obiezione: che non si diede per battezzare molti tra loro: non per disprezzo del battesimo, ma perché si occupò principalmente di trasmettere la dottrina, e affidava ad altri coloro che ricevevano la sua dottrina battezzato. E così dichiarò a sufficienza quanto fosse lontano da ogni ambizione: mentre invece quelli, che egli rimprovera, come se radunassero discepoli a sé e non a Cristo, si vantavano ambiziosamente dei numeri che avevano battezzati.

(20) Ora si rivolge agli stessi maestri, che si compiacevano con eloquenza coraggiosa e gloriosa, affinché potessero attrarre dietro di sé più discepoli. Confessa apertamente di non essere simile a loro, opponendo gravemente, diventando apostolo, il suo esempio contro i loro giudizi perversi: sicché questo è un altro luogo in questa epistola riguardo all'osservanza di una semplicità divina sia nelle parole che nelle frasi nell'insegnamento del Vangelo.

(l) Con eloquenza: che Paolo respinge da sé non solo come superflua, ma anche come del tutto contraria all'ufficio del suo apostolato: eppure Paolo aveva questo tipo di eloquenza, ma era celeste, non di uomo, e priva di parole fantasiose.

(21) Il motivo per cui non ha usato lo sfarzo delle parole e delle parole fantasiose: perché era volontà di Dio di portare il mondo alla sua obbedienza per quella via, per cui i più stolti tra gli uomini potessero capire che quest'opera è stata fatta da Dio se stesso, senza l'abilità dell'uomo. Perciò, come la salvezza ci è mostrata nel Vangelo per mezzo della croce di Cristo, della quale nulla è più spregevole e più lontana dalla vita, così Dio avrebbe il modo della predicazione della croce, molto diverso da quei mezzi con cui gli uomini sono soliti attrarre e indurre gli altri, o ad ascoltare oa credere: perciò gli piacque, per una certa specie di sapissima follia, trionfare sulla più stolta sapienza del mondo, come prima aveva detto da Isaia che l'avrebbe fatto. E da ciò possiamo dedurre che entrambi questi maestri che erano gonfi di ambiziosa eloquenza,

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