1 Re 8:1-66

1 Allora Salomone radunò presso di sé a Gerusalemme gli anziani d'Israele e tutti i capi delle tribù, i principi delle famiglie de' figliuoli d'Israele, per portar su l'arca del patto dell'Eterno, dalla città di Davide, cioè da Sion.

2 Tutti gli uomini d'Israele si radunarono presso il re Salomone nel mese di Ethanim, che è il settimo mese, durante la festa.

3 Arrivati che furono gli anziani d'Israele, i sacerdoti presero l'arca,

4 e portarono su l'arca dell'Eterno, la tenda di convegno, e tutti gli utensili sacri ch'erano nella tenda. I acerdoti ed i Leviti eseguirono il trasporto.

5 Il re Salomone e tutta la raunanza d'Israele convocata presso di lui si raccolsero davanti all'arca, e immolarono pecore e buoi in tal quantità da non potersi contare né calcolare.

6 I sacerdoti portarono l'arca del patto dell'Eterno al luogo destinatole, nel santuario della casa, nel luogo santissimo, sotto le ali dei cherubini;

7 poiché i cherubini aveano le ali spiegate sopra il sito dell'arca, e coprivano dall'alto l'arca e le sue stanghe.

8 Le stanghe aveano una tale lunghezza che le loro estremità si vedevano dal luogo santo, davanti al santuario, ma non si vedevano dal di fuori. Esse son rimaste quivi fino al dì d'oggi.

9 Nell'arca non v'era altro se non le due tavole di pietra che Mosè vi avea deposte sullo Horeb, quando l'Eterno fece patto coi figliuoli d'Israele dopo che questi furono usciti dal paese d'Egitto.

10 Or avvenne che, mentre i sacerdoti uscivano dal luogo santo, la nuvola riempì la casa dell'Eterno,

11 e i sacerdoti non poterono rimanervi per farvi l'ufficio loro, a motivo della nuvola; poiché la gloria dell'Eterno riempiva la casa dell'Eterno.

12 Allora Salomone disse: "L'Eterno ha dichiarato che abiterebbe nella oscurità!

13 Io t'ho costruito una casa per tua abitazione, un luogo ove tu dimorerai in perpetuo!"

14 Poi il re voltò la faccia, e benedisse tutta la raunanza d'Israele; e tutta la raunanza d'Israele stava in piedi.

15 E disse: "Benedetto sia l'Eterno, l'Iddio d'Israele, il quale di sua propria bocca parlò a Davide mio padre, e con la sua potenza ha adempito quel che avea dichiarato dicendo:

16 Dal giorno che trassi il mio popolo d'Israele dall'Egitto, io non scelsi alcuna città, fra tutte le tribù d'Israele, per edificarvi una casa, ove il mio nome dimorasse; ma scelsi Davide per regnare sul mio popolo d'Israele.

17 Or Davide, mio padre, ebbe in cuore di costruire una casa al nome dell'Eterno, dell'Iddio d'Israele;

18 ma l'Eterno disse a Davide mio padre: Quanto all'aver tu avuto in cuore di costruire una casa al mio nome, hai fatto bene ad aver questo in cuore;

19 però, non sarai tu che edificherai la casa; ma il tuo figliuolo che uscirà dalle tue viscere, sarà quegli che costruirà la casa al mio nome.

20 E l'Eterno ha adempita la parola che avea pronunziata; ed io son sorto in luogo di Davide mio padre, e mi sono assiso sul trono d'Israele, come l'Eterno aveva annunziato, ed ho costruita la casa al nome dell'Eterno, dell'Iddio d'Israele.

21 E vi ho assegnato un posto all'arca, nella quale è il patto dell'Eterno: il patto ch'egli fermò coi nostri padri, quando li trasse fuori dal paese d'Egitto".

22 Poi Salomone si pose davanti all'altare dell'Eterno, in presenza di tutta la raunanza d'Israele, stese le mani verso il cielo,

23 e disse: "O Eterno, Dio d'Israele! Non v'è Dio che sia simile a te né lassù in cielo, né quaggiù in terra! Tu mantieni il patto e la misericordia verso i tuoi servi che camminano in tua presenza con tutto il cuor loro.

24 Tu hai mantenuta la promessa da te fatta al tuo servo Davide, mio padre; e ciò che dichiarasti con la tua propria bocca, la tua mano oggi l'adempie.

25 Ora dunque, o Eterno, Dio d'Israele, mantieni al tuo servo Davide, mio padre, la promessa che gli facesti, dicendo: Non ti mancherà mai qualcuno che segga nel mio cospetto sul trono d'Israele, purché i tuoi figliuoli veglino sulla loro condotta, e camminino in mia presenza, come tu hai camminato.

26 Or dunque, o Dio d'Israele, s'avveri la parola che dicesti al tuo servo Davide mio padre!

27 Ma è egli proprio vero che Dio abiti sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli de' cieli non ti posson contenere; uanto meno questa casa che io ho costruita!

28 Nondimeno, o Eterno, Dio mio, abbi riguardo alla preghiera del tuo servo e alla sua supplicazione, ascoltando il grido e la preghiera che il tuo servo ti rivolge quest'oggi.

29 Siano gli occhi tuoi notte e giorno aperti su questa casa, sul luogo di cui dicesti: Quivi sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo farà rivolto a questo luogo!

30 Ascolta la supplicazione del tuo servo e del tuo popolo d'Israele quando pregheranno rivolti a questo luogo; ascoltali dal luogo della tua dimora nei cieli; ascolta e perdona!

31 Se uno pecca contro il suo prossimo, e si esige da lui il giuramento per costringerlo a giurare, se quegli viene a giurare davanti al tuo altare in questa casa,

32 tu ascoltalo dal cielo, agisci e giudica i tuoi servi; condanna il colpevole, facendo ricadere sul suo capo i suoi atti, e dichiara giusto l'innocente, trattandolo secondo la sua giustizia.

33 Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto dal nemico per aver peccato contro di te, se torna a te, se dà gloria al tuo nome e ti rivolge preghiere e supplicazioni in questa casa,

34 tu esaudiscilo dal cielo, perdona al tuo popolo d'Israele il suo peccato, e riconducilo nel paese che desti ai suoi padri.

35 Quando il cielo sarà chiuso e non vi sarà più pioggia a motivo dei loro peccati contro di te, se essi pregano rivolti a questo luogo, se dànno gloria al tuo nome e se si convertono dai loro peccati perché li hai afflitti,

36 tu esaudiscili dal cielo, perdona il loro peccato ai tuoi servi ed al tuo popolo d'Israele, ai quali mostrerai la buona strada per cui debbon camminare; e manda la pioggia sulla terra, che hai data come eredità al tuo popolo.

37 Quando il paese sarà invaso dalla carestia o dalla peste, dalla ruggine o dal carbone, dalle locuste o dai bruchi, quando il nemico assedierà il tuo popolo, nel suo paese, nelle sue città, quando scoppierà qualsivoglia flagello o epidemia,

38 ogni preghiera, ogni supplicazione che ti sarà rivolta da un individuo o dall'intero tuo popolo d'Israele, allorché ciascuno avrà riconosciuta la piaga del proprio cuore e stenderà le sue mani verso questa casa,

39 tu esaudiscila dal cielo, dal luogo della tua dimora, e perdona; agisci e rendi a ciascuno secondo le sue vie, tu, che conosci il cuore d'ognuno; poiché tu solo conosci il cuore di tutti i figliuoli degli uomini;

40 e fa' sì ch'essi ti temano tutto il tempo che vivranno nel paese che tu desti ai padri nostri.

41 Anche lo straniero, che non è del tuo popolo d'Israele, quando verrà da un paese lontano a motivo del tuo nome,

42 perché si udrà parlare del tuo gran nome, della tua mano potente e del tuo braccio disteso quando verrà a pregarti in questa casa,

43 tu esaudiscilo dal cielo, dal luogo della tua dimora, e concedi a questo straniero tutto quello che ti domanderà, affinché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome per temerti, come fa il tuo popolo d'Israele, e sappiano che il tuo nome è invocato su questa casa che io ho costruita!

44 Quando il tuo popolo partirà per muover guerra al suo nemico seguendo la via per la quale tu l'avrai mandato, se innalza preghiera all'Eterno rivolto alla città che tu hai scelta e alla casa che io ho costruita al tuo nome,

45 esaudisci dal cielo le sue preghiere e le sue supplicazioni, e fagli ragione.

46 Quando peccheranno contro di te poiché non v'è uomo che non pecchi e tu ti sarai mosso a sdegno contro di loro e li avrai abbandonati in balìa del nemico che li menerà in cattività in un paese ostile, lontano o vicino,

47 se, nel paese dove saranno schiavi, rientrano in se stessi, se tornano a te e ti rivolgono supplicazioni nel paese di quelli che li hanno menati in cattività e dicono: Abbiam peccato, abbiamo operato iniquamente, siamo stati malvagi,

48 se tornano a te con tutto il loro cuore e con tutta l'anima loro nel paese dei loro nemici che li hanno menati in cattività, e ti pregano rivolti al loro paese, il paese che tu desti ai loro padri, alla città che tu hai scelta e alla casa che io ho costruita al tuo nome,

49 esaudisci dal cielo, dal luogo della tua dimora, le loro preghiere e le loro supplicazioni, e fa' loro ragione;

50 perdona al tuo popolo che ha peccato contro di te, tutte le trasgressioni di cui si è reso colpevole verso di te, e muovi a pietà per essi quelli che li hanno menati in cattività, affinché abbiano compassione di loro;

51 giacché essi sono il tuo popolo, la tua eredità, e tu li hai tratti fuor dall'Egitto, di mezzo a una fornace da ferro!

52 Siano aperti gli occhi tuoi alle supplicazioni del tuo servo e alle supplicazioni del tuo popolo Israele, per esaudirli in tutto quello che ti chiederanno;

53 poiché tu li hai appartati da tutti i popoli della terra per farne la tua eredità; come dichiarasti per mezzo del tuo servo Mosè, quando traesti dall'Egitto i padri nostri, o Signore, o Eterno!"

54 Or quando Salomone ebbe finito di rivolgere all'Eterno tutta questa preghiera e questa supplicazione, s'alzò di davanti all'altare dell'Eterno dove stava inginocchiato tenendo le mani stese verso il cielo.

55 E, levatosi in piè, benedisse tutta la raunanza d'Israele ad alta voce, dicendo:

56 "Benedetto sia l'Eterno, che ha dato riposo al suo popolo Israele, secondo tutte le promesse che avea fatte; non una delle buone promesse da lui fatte per mezzo del suo servo Mosè, è rimasta inadempiuta.

57 L'Eterno, il nostro Dio, sia con noi, come fu coi nostri padri; non ci lasci e non ci abbandoni,

58 ma inchini i nostri cuori verso di lui, affinché camminiamo in tutte le sue vie, e osserviamo i suoi comandamenti, le sue leggi e i suoi precetti, ch'egli prescrisse ai nostri padri!

59 E le parole di questa mia supplicazione all'Eterno siano giorno e notte presenti all'Eterno, all'Iddio nostro, ond'egli faccia ragione al suo servo e al suo popolo Israele, secondo che occorrerà giorno per giorno,

60 affinché tutti i popoli della terra riconoscano che l'Eterno è Dio e non ve n'è alcun altro.

61 Sia dunque il cuor vostro dato interamente all'Eterno, al nostro Dio, per seguire le sue leggi e osservare i suoi comandamenti come fate oggi!"

62 Poi il re e tutto Israele con lui offriron dei sacrifizi davanti all'Eterno.

63 Salomone immolò, come sacrifizio di azioni di grazie offerto all'Eterno, ventiduemila buoi e centoventimila pecore. Così il re e tutti i figliuoli d'Israele dedicarono la casa dell'Eterno.

64 In quel giorno il re consacrò la parte di mezzo del cortile, ch'è davanti alla casa dell'Eterno; poiché offrì quivi gli olocausti, le oblazioni e i grassi dei sacrifizi di azioni di grazie, giacché l'altare di rame, ch'è davanti all'Eterno, era troppo piccolo per contenere gli olocausti, le oblazioni e i grassi dei sacrifizi di azioni di grazie.

65 E in quel tempo Salomone celebrò la festa, e tutto Israele con lui. Ci fu una grande raunanza di gente, venuta da tutto il paese: dai dintorni di Hamath fino al torrente d'Egitto, e raccolta dinanzi all'Eterno, al nostro Dio, per sette giorni e poi per altri sette, in tutto quattordici giorni.

66 L'ottavo giorno licenziò il popolo; e quelli benedirono il re, e se n'andarono alle loro tende allegri e col cuore contento pel tutto il bene che l'Eterno avea fatto a Davide, suo servo, e ad Israele, suo popolo.

I MOBILI DELL'ARCA E DEL TABERNACOLO

(vs.1-13)

Essendo il tempio completato, rimaneva una questione importante. Così, per portare l'arca al tempio Salomone radunò gli anziani d'Israele ei capi tribù (v.1). L'arca è il simbolo di Cristo come Sostenitore del trono di Dio (il propiziatorio), e ha abitato in tende per molti anni, parlando di Cristo che è stato un Soggiornante con il suo popolo fino al giorno in cui prenderà il suo legittimo trono nel regno millenario.

Fu al tempo della Festa dei Tabernacoli nel settimo mese che l'arca fu portata dai sacerdoti nel tempio (vv.2-3). Questa stessa festa rappresenta la pace del regno millenario del Signore Gesù. Insieme all'arca, tutti gli arredi del tabernacolo furono portati al tempio (v.4). Questo ci insegna che tutte le lezioni del tabernacolo sono incorporate negli insegnamenti avanzati del tempio.

Nulla doveva essere perso. Il velo non è menzionato qui, ma 2 Cronache 3:14 parla del velo fatto degli stessi materiali del velo nel tabernacolo, anche se ovviamente il velo nel tempio sarebbe più grande.

L'occasione in cui l'arca viene portata nel tempio è l'ultima che leggiamo dell'arca nell'Antico Testamento eccetto in Geremia 3:16 , "Non diranno più: 'l'arca dell'alleanza del Signore'. Non verrà in mente, né lo ricorderanno, né si farà più». Così, l'arca, sebbene fosse del più grande significato in Israele quando fu fatta, era solo simbolica di Cristo, e il simbolo deve svanire mentre Colui di cui parla rimane eternamente in tutta l'eccellenza della Sua bellezza e gloria.

In quel tempo Salomone, insieme al popolo, offrì pecore e buoi in così grande numero che non si potevano contare (v.5). Questo sembra sorprendente, ma è tipico della grande opera di grazia che Dio compirà tra il Suo popolo redento quando sarà stabilito il regno millenario del Signore Gesù, poiché raffigura l'apprezzamento del popolo nel ricordare l'unico grande sacrificio del Signore Gesù al Calvario La loro lode sarà praticamente incessante.

I sacerdoti poi portarono l'arca nel più santo di tutti, ponendola sotto le ali dei cherubini che erano incise sulla parete (v.6). Così i cherubini, con le loro ali, adombrarono l'arca e le sue stanghe (v.7). I pali furono sistemati in modo permanente in modo da essere visti nel luogo santo come un ricordo permanente del Signore Gesù che era stato un Abitante con il Suo popolo fino al giorno del Suo regno nella gloria (v.8).

A quel tempo nell'arca c'erano solo le due tavolette di pietra (v.9). Il Signore Gesù ha detto: "La tua legge è nel mio cuore" ( Salmi 40:8 ). Nel Suo cuore la legge era al sicuro. Il vaso d'oro della manna e la verga di Aronne che germogliò furono messi nell'arca come provvedimento di grazia quando Israele non riuscì a osservare la legge. Ma il Nuovo Patto ( Geremia 31:31 ; Geremia 31:34 ) non avrà nulla a che fare con l'obbedienza o la disobbedienza di Israele, poiché sarà l'opera sovrana di Dio nel benedire Israele. Così sarà più sottolineata la disposizione per i casi di disobbedienza 110 110 , ma opera sovrana di Dio nella grazia. In Cristo Israele vedrà l'alleanza perfettamente mantenuta.

Dopo aver posto l'arca nel luogo più santo di tutti, uscirono i sacerdoti, e subito la nuvola della gloria di Dio riempì la casa del Signore (v.10). Così Dio stava indicando la Sua presenza nell'approvare il tempio come Sua dimora tra Israele. A quel tempo i sacerdoti non potevano servire nel tempio (v.11). La gloria del Signore era suprema, e allora l'opera dell'uomo doveva cessare.

Le parole di Salomone, tuttavia, confermavano la verità della dimora di Dio. Disse: "Il Signore ha detto che abiterà nella nuvola oscura. Io ti ho certamente costruito una casa eccelsa e un luogo in cui dimori per sempre" (vv.12-13). Che bello per noi imparare bene la lezione che poiché Israele era ancora sotto la legge, Dio dimorava in una fitta oscurità. Sebbene in natura "Dio è luce", tuttavia Israele non lo vide rivelato nella luce.

Nel Nuovo Testamento ci viene detto che "Egli è nella luce " ( 1 Giovanni 1:7 ), poiché ora è rivelato nella persona di suo Figlio. Quanto è meravigliosa la differenza per noi!

DISCORSO DI SALOMONE A ISRAELE

(vv.14-21)

Nel dedicare il tempio Salomone si rivolse brevemente al popolo prima di pregare pubblicamente a lungo a Dio. Ha benedetto il popolo (v.14) e ha attribuito a Dio la benedizione di adempiere la sua parola a Davide dando al figlio di Davide la saggezza e la capacità di compiere l'opera di costruzione del tempio (v.15). Salomone si rese conto che era Dio che metteva nel cuore di Davide il desiderio di costruire il tempio, ma sebbene Dio approvasse il desiderio di Davide, non gli permise di farlo (vv. 15-19), ma gli disse che suo figlio avrebbe fatto il costruzione.

Salomone si compiaceva di riconoscere che Dio aveva promesso e mantenuto la Sua promessa facendo costruire a Salomone il tempio. Salomone non aveva concepito questo progetto, ma Dio sì, e Salomone semplicemente obbedì alla Parola del Signore costruendo il tempio e fornendo così un posto per l'arca che conteneva l'alleanza che il Signore aveva fatto con Israele quando li fece uscire dall'Egitto ( vs.20-21).

LA PREGHIERA DI SALOMONE

(vs.22-53)

La preghiera di Salomone in questo momento è pienamente citata, perché doveva essere sempre conservata nella memoria di Israele. Parlò alla presenza di tutta l'assemblea d'Israele e si rivolse a Dio chiamandolo "il Signore Dio d'Israele". Quanto più piene e preziose sono le preghiere delle epistole neotestamentarie, come Efesini 1:17 , rivolte al «Dio del Signore nostro Gesù Cristo, Padre della gloria.

"Una tale preghiera va ben oltre lo scopo dell'unica nazione, Israele, così che centra i nostri pensieri, non sulla benedizione di una nazione, ma sull'unica grande fonte di benedizione, il Signore Gesù Cristo.

"Ma", aggiunge Salomone, "Dio dimorerà davvero sulla terra?" Davide si rese conto che la dimora di Dio nelle tenebre del luogo santo non significava in alcun modo che Dio fosse confinato lì. Infatti «il cielo e il cielo dei cieli non possono contenerti» (v.27). Dio è infinito (illimitato) e onnipresente (presente ovunque), tuttavia nella pura grazia ha indicato in modo speciale il tempio come il luogo della sua dimora per concentrare i pensieri di Israele su di lui come centro di tutti gli interessi di Israele.

Salomone supplica Dio di considerare la sua preghiera e supplica, che è espressa in particolare a favore di Israele i cui interessi erano centrati nel tempio di Gerusalemme (v.28), il luogo in cui Dio aveva detto che avrebbe posto il suo nome (v.29). ).

La prima cosa per cui prega, sia per se stesso che per il popolo, è il perdono (v.30). Sapeva che non erano degni della considerazione di Dio e, a meno che Dio non li avesse perdonati per il loro peccato, sarebbero rimasti desolati. Se uno ha peccato contro il suo prossimo e c'è stata qualche domanda sulla cosa, tanto che l'imputato è stato messo sotto giuramento riguardo a questa colpa o innocenza, allora Salomone chiede che Dio ascolti ed intervenga, assolvendo l'innocente e condannando il colpevole (vs. .31-32). Poiché le persone possono essere colpevoli di giurare il falso, Salomone pregò che Dio intervenisse per risolvere tali casi.

Salomone non nutriva false speranze che Israele non sarebbe mai stato sconfitto dai nemici. Non dice « se » , ma «quando il tuo popolo sarà sconfitto davanti a un nemico perché ha peccato contro di te, e ti riaccenderà il fuoco e confesserà il tuo nome, e ti pregherà e ti supplicherà in questo tempio» (v. 33). Molte volte è stato vero che Israele è stato sconfitto dai suoi nemici perché aveva peccato contro Dio, quindi la preghiera di Salomone è davvero profetica. Chiese che Dio avrebbe ascoltato la preghiera pentita di Israele e li avrebbe restaurati con la Sua grazia (v.34).

Trattenere la pioggia sarebbe un'altra inflizione inviata da Dio a causa del peccato di Israele. Di nuovo, se questa disciplina avesse portato al pentimento di Israele, Salomone pregò che Dio ascoltasse la loro preghiera, perdonasse il loro peccato e mandasse la pioggia (vv.35-36).

Ci sarebbero anche occasioni di carestia, pestilenza, peronospora o muffa, infestazioni di locuste o cavallette. Dio li manderebbe per attirare l'attenzione sulla piaga del peccato nei cuori degli individui (vv.37-38), e se questo producesse un giudizio su se stessi in modo che le persone pregassero verso il tempio, riconoscendo la gloria di Dio, allora Salomone si aspetterebbe il Signore di ascoltare in cielo e perdonare e agire in grazia verso ogni individuo mentre discerne il loro bisogno (v.39). Questo perdono infonderebbe nei cuori un sano timore di Dio (v.40).

Salomone considera anche uno straniero nella sua preghiera. Se lo straniero era venuto in Israele a causa dell'udito della grandezza del Dio d'Israele, allora Salomone lo considerava autorizzato a essere ascoltato quando pregava verso il tempio, e chiedeva che Dio rispondesse alla preghiera dello straniero (vv. 41-43) .

Nei casi in cui Israele è andato in battaglia e ha pregato il Signore verso Gerusalemme e il tempio, anche Salomone chiede al Signore di ascoltare la loro preghiera e mantenere la loro causa (vv.44-45).

Ancora, nel versetto 46, Salomone dice: " Quando peccano contro di te", non " Se " e Dio con ira li consegna nelle mani di un nemico, in modo che siano portati prigionieri, allora si pentono e supplicano il Signore, ha chiesto che Dio può ascoltare in cielo e perdonarli. Questa sezione (vv.46-53) ha un rapporto diretto con la condizione di Israele in questo momento, avendo peccato gravemente contro Dio nel rigettare il Suo diletto Figlio, e quindi portato via in altre terre. Salomone probabilmente non si rendeva conto che una dispersione sarebbe durata secoli, come invece è successo.

Una prigionia di Giuda durò 70 anni, ma in risposta alla preghiera quando molti furono portati al pentimento, Dio li restituì alla loro terra ( 2 Cronache 36:20 ). Ma la loro attuale dispersione dura da quasi 2000 anni, il che mostra la caparbietà del cuore umano, ma Dio lavorerà ancora nei cuori di almeno un residuo di Israele per farli crollare nel pentimento e pregare ardentemente per la Sua restaurazione Misericordia. Allora risponderà secondo la bontà del suo cuore.

Dio invero concederà loro compassione davanti ai loro nemici che mostreranno compassione a coloro che hanno precedentemente perseguitato. Salomone supplicò Dio sulla base del fatto che i figli d'Israele erano il popolo di Dio, l'eredità di Dio, che Egli aveva fatto uscire dall'Egitto (v.51). Sebbene i fallimenti di Israele fossero grandi, Salomone aveva fiducia che Dio non li avrebbe abbandonati. Li aveva infatti separati da tutti i popoli della terra come sua eredità, e questa santificazione non si sarebbe lasciata andare a nulla (v.53). Dio ne aveva parlato a Mosè, e la Parola di Dio si adempirà certamente.

SALOMONE BENEDICE ISRAELE

(vv.54-61)

Dopo aver interceduto presso Dio, Salomone è libero di benedire il popolo, poiché la sua benedizione dipende dalla pura grazia di Dio per la quale Salomone aveva pregato. Parlava a voce alta perché la gente potesse udire (vv.54-55). Ma inizia benedicendo il Signore che aveva dato riposo a Israele da tutte le sue guerre, riconoscendo che «Non è mancata una sola parola di tutta la sua grande promessa che aveva promesso per mezzo del suo servo Mosè» (v.56). Quanto è bello che al popolo sia stata ricordata la perfetta fedeltà di Dio alla Sua parola, e se anche noi ricordiamo che Egli si è dimostrato fedele a noi in tutta la nostra storia sulla terra.

Nei versetti 57-58 Salomone esprime il desiderio che il Signore sarebbe con Israele come era stato con i loro padri, inclinando i loro cuori a camminare in tutte le Sue vie, a osservare i Suoi comandamenti, i Suoi statuti ei Suoi giudizi. Desiderava anche che il Signore ricordasse bene le parole della preghiera di Salomone, che Israele fosse benedetto e che tutte le nazioni della terra potessero avere questa testimonianza che il Signore è Dio, l'unico Dio (vv. 59-60).

Conclude la sua benedizione supplicando Israele di essere leale al Signore Dio, camminando nei suoi statuti e osservando i suoi comandamenti. Tali esortazioni si sono moltiplicate in tutto l'Antico Testamento, ma queste non impedivano a Israele di disobbedire. Avevano bisogno di ciò che è rivelato nel Nuovo Testamento: una vera conoscenza di Cristo e il valore del suo sacrificio.

LA DEDIZIONE DEL TEMPIO

(vv.62-66)

La dedicazione del tempio richiedeva un sacrificio, così come ogni cosa dedicata al Signore deve essere accompagnata dal sacrificio, come era vero anche nel caso del Signore Gesù quando fu consacrato a Dio subito dopo la sua nascita ( Luca 2:22 ). Il sacrificio poi parlava del suo stesso sacrificio, che è infinitamente più prezioso di 22.000 tori e 120.000 pecore.

Queste erano offerte di pace, che parlavano della comunione tra Dio e il popolo realizzata dal sacrificio di Cristo, che rendeva chiara la via affinché Dio dimorasse con l'umanità, come illustra il tempio. Quando questi furono offerti, la casa fu dedicata (v.63). Allo stesso tempo Salomone consacrò il centro della corte per l'offerta di questi sacrifici, perché erano troppi per essere offerti sull'altare di rame.

Dopo la dedicazione Salomone tenne una festa per la benedizione d'Israele, annunciata a quanto pare per sette giorni, ma aumentata a quattordici giorni. Così la loro gioia in quel momento fu notevolmente sostenuta, e quando il popolo fu mandato via, benedisse il re e tornarono a casa con il cuore gioioso, grato per la bontà del Signore verso Israele. Questo fu il culmine dello splendore e della gloria di Israele, poiché quella gloria presto si deteriorò e non sarà mai più riguadagnata finché il Signore Gesù non prenderà il Suo posto come Re d'Israele, allora l'ultima gloria di questa casa sarà maggiore della prima ( Aggeo 2:9 ).

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