(10) В¶ Allora la parola del SIGNORE fu rivolta a Samuele, dicendo: (11)Mi pento di aver costituito Saul re, perché si è rifiutato di seguirmi e non ha eseguito i miei comandamenti. E addolorò Samuele; e tutta la notte gridò al Signore.

Il Lettore non immagini che da queste espressioni vi sia un mutamento nella mente di Dio, come se quel Dio fosse suscettibile di mutare. Il pentimento di cui qui si parla è in adattamento al nostro linguaggio, parlando alla maniera degli uomini, e non in riferimento a lui, presso il quale non c'è variabilità, né ombra di svolta. È in una mente (dice Giobbe) e chi può trasformarlo? Giobbe 23:13 .

Ma quale pensiero prezioso è, riguardo alla salvezza, che i doni e la chiamata di Dio siano senza pentimento. Romani 11:29 . Che bella vista è data, alla fine di questo versetto di Samuele. Caro, amico! la dimissione di se stesso e dei suoi figli dal governo; non ha suscitato tale preoccupazione. Ma noi lo vediamo in lacrime una notte intera, gridare al Signore per Saulo.

Ma Lettore! distogliete le vostre vedute da Samuele, ed ecco colui, di cui Samuele non è che una vaga somiglianza, che trascorreva intere notti in preghiera a Dio: e in quell'ineguagliabile agonia che sosteneva nel giardino, effondeva la sua stessa anima, finché il sudore del suo il viso era, per così dire, grandi gocce di sangue che cadevano a terra. Né è tutto questo. L'intercessione di Samuele è infinitamente inferiore al nostro Gesù. Sebbene entrambi pregassero per i loro nemici e per i nemici del nostro Dio; tuttavia, sebbene Samuele non ci sia riuscito, Gesù prevale sempre. Sì! carissimo Signore! devi sempre prosperare; nessuno, per il quale preghi, può perire o venire a mancare della tua salvezza.

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