Il cambio di nome potrebbe non avere un buon design. Senza dubbio era per far loro dimenticare sia il Signore, sia il loro interesse per Lui come Dio dell'alleanza. L'usanza in Israele, di dare nomi ai propri figli, che, sia con parole dirette, sia con significato indiretto; facevano riferimento al Dio dei loro padri, era molto antico e, senza dubbio, proveniva dal Signore. Poiché troviamo che il Signore stesso ha dato nomi al suo popolo, e talvolta ha cambiato i loro nomi in ogni occasione straordinaria.

Vedi Genesi 17:5 e Genesi 32:28 . E i santi dell'antichità amavano molto chiamare i loro figli in modo alquanto straordinario, per ricordare la grazia del Signore o la sua provvidenza. Così nell'esempio davanti a noi, il nome di Daniele significava, un Dio di giudizio, o Dio è il mio giudice.

Hananiah aveva in essa due delle lettere che appartengono al nome incomunicabile di Jahvè: e significava il Signore della grazia, ovvero il Signore mi ha graziato. Michele, in questo senso, esprimeva la forza di Dio; e Azariah, un composto di Azar e JAH, ha implicato che il Signore è il mio aiuto. Sicché gli stessi nomi portavano sempre con sé una benedetta allusione al Signore Dio dei loro padri. Ma Beltshatsar, Shadrac, Mesec e Abednego erano tutti alludenti agli idoli del letamaio di Babilonia.

Così Beltshatsar si riferì al loro idolo Bel; e si suppone che anche Rack e Shack siano stati degli idoli; e Abed o Obed, servo di Nego, un altro spregevole idolo dei Babilonesi. Sembra infatti che ne avessero molti che adoravano. E infatti, quando con il peccato l'uomo si ribellò al Signore, nell'unità della natura divina, esistente in un triplice carattere di persona, come i Patriarchi adoravano il Dio d'Israele; e volgendosi da un solo e vero Dio, il passaggio fu poi fatto facilmente a molti.

Con 1 Corinzi 8:5 l'Apostolo parla di questo argomento, 1 Corinzi 8:5 . Non posso fare a meno di notare che i nomi dati ai pianeti dai filosofi, come vengono chiamati, dei tempi moderni, sono troppo vicini alla condotta dei costumi orientali tra gli idolatri. Ed è, a mio avviso, un triste rimprovero a una nazione come la nostra, che professa la devozione.

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