(14) Perciò dicono a Dio: Allontanati da noi; poiché non desideriamo la conoscenza delle tue vie. (15) Cos'è l'Onnipotente perché lo serviamo? e quale profitto dovremmo avere, se lo preghiamo? (16) Ecco, il loro bene non è nelle loro mani: il consiglio degli empi è lontano da me. (17) В¶ Quante volte si spegne la candela degli empi! e quante volte viene la loro distruzione su di loro! Dio distribuisce i dolori nella sua ira.

(18) Sono come stoppia al vento e pula che la tempesta porta via. (19) Dio riserva la sua iniquità per i suoi figli: lo ricompensa e lo saprà. (20) I suoi occhi vedranno la sua rovina e berrà dell'ira dell'Onnipotente. (21) Infatti quale piacere ha nella sua casa dopo di lui, quando il numero dei suoi mesi è troncato in mezzo? (22) Qualcuno insegnerà la conoscenza di Dio? vedendo giudica quelli che sono alti.

(23) Si muore in tutta la sua forza, essendo completamente a proprio agio e tranquillo. (24) I suoi seni sono pieni di latte e le sue ossa sono bagnate di midollo. (25) E un altro muore nell'amarezza della sua anima, e non mangia mai con piacere. (26) Giaceranno egualmente nella polvere e i vermi li copriranno.

Con quali terribili parole si apre questa parte del discorso di Giobbe? E possiamo supporre che ci siano mai stati uomini sulla terra così abbandonati da usare questo linguaggio? Sarebbe per l'onore della natura umana se non ci fosse. Ma se a parole gli sgraziati non sfidano così DIO, fanno ciò che è equivalente nelle azioni, per cui lo disprezzano! Con quanta bellezza Giobbe descrive la fugace e vaporosa continuazione della prosperità dell'uomo malvagio, sotto la somiglianza di una candela, che spesso viene spenta! La vita stessa, se lasciata bruciare come una candela, non durerebbe a lungo nemmeno allora.

Ma quante volte un ladro, come lo chiamiamo noi, nella candela, lo spegnerà! Quante volte il fugace dell'olio lo spegnerà! Quante volte sniffandolo si spegne! E chi dirà quante volte DIO, soffiando il vento della sua ira nella malattia, o visite improvvise, spegne la vita! Ed è questa degna di essere chiamata prosperità, anche la più carnale gratificazione degli empi, quando esposta a un pericolo così improvviso ed eterno in ogni momento! Il profeta Isaia ha tracciato un bel paragone tra un vecchio peccatore prospero nella morte e il figlio della grazia, chiamato ad entrare nella gloria; dove dice, il fanciullo morirà a cent'anni; ma il peccatore, avendo cent'anni, sarà maledetto. Isaia 65:20 .

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità