RIFLESSI

LETTORE la visione qui presentata degli esercizi di Giobbe, è tanto più proficua quanto più semplice. In tutte le accuse degli amici di Giobbe precedenti, non ce n'era nessuna così palesemente falsa e crudele; e perciò qui più ci conforta, dalla coscienza che Giobbe stesso trovava sotto di loro quella consolazione, che una mente retta non può non godere, sotto le false accuse degli empi.

In effetti Giobbe era troppo profondamente intriso di afflizione, dalle sofferenze del suo corpo, per non essere anche molto sensibilmente colpito, per quanto false fossero le accuse, da ciò che Elifaz aveva detto. L'uomo che non si rende conto delle sue prove, e le sente come prove, non ne trarrà veramente profitto. Eppure, certamente, Giobbe aveva un comodo rifugio nella propria mente, nella consapevolezza della loro falsità. Il nostro profitto sarà il più sorprendente da questo capitolo, in ciò che vediamo sotto questo particolare.

Ci viene insegnata la beatitudine di quello stato d'animo, quando, dall'essere esercitati con le tentazioni, o le accuse di Satana, possiamo guardare a GES, con gratitudine, quando la malizia del tentatore è mal fondata.

Ma ciò che vorrei particolarmente dalla lettura di questo capitolo, di aver impresso sia nella mente del Lettore che nella mia, è questo che quando la malizia degli uomini, o l'avversario, solleva contro di noi tempeste di prove o persecuzioni. , questo è il momento benedetto da accudire, e strettamente da guardare, e guarda la mano di GES nel permesso. Mio fratello! segnalo come una massima infallibile, qualunque sia la nostra prova, deve essere per appuntamento di GES.

Sii lo strumento chi, o cosa può, eppure GES è in esso. Il suo amore, la sua saggezza, sono in fondo. Segnalo, di norma non deve mai essere contestato. Quindi segui questo con un altro. Qualunque sia la prova, è per sempre. Il tuo DIO, il tuo GES, anima mia, non può fare iniquità. Segna anche questo. E questo ne farà emergere un terzo, come il dolce e benedetto risultato dei due precedenti: la fine sarà come quella di Giobbe; gloria a Dio e salvezza ai suoi redenti.

Quando Elifaz accusò Giobbe in tal modo, quando Simei maledisse Davide, e quando, in un esercizio infinitamente più importante di entrambi, o di tutto il mondo dei figli di DIO messi insieme, GES fu calunniato e bestemmiato, quale fu il risultato? Come è magnificamente espresso in uno dei Salmi: 'Io griderò a DIO, l'Altissimo, anche a DIO, che compie ogni cosa per me.' Sì! Lettore! è dolcissimo e preziosissimo, quando l'anima cosciente, ingiustamente oppressa, può rifugiarsi nel favore divino e nella forza divina, e dire: Tu risponderai per me, o Signore mio Dio!

Ma soprattutto che il nostro occhio e il nostro cuore, in tutte queste occasioni, siano completamente fissi sulla persona e sull'opera di GES. In tutte le situazioni, è il modello e il precursore del suo popolo: e ciò che ha detto in passato, si dice lo stesso a tutta la sua famiglia esercitata ora: non temere nessuna di queste cose, che tu soffrirai. Per Satana gettò in prigione alcuni di voi, quando getterebbe, se potesse, tutti: e quando invece della prigione vorrebbe che fosse l'inferno; tuttavia, sarà solo per dieci giorni, anche se vorrebbe che fosse per sempre. Non temere quindi; ma sii fedele fino alla morte e io ti darò (dice il fedele e veritiero testimone) la corona di gloria che non svanisce.

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