(1) В¶ Ma ora mi deridono i più giovani di me, i cui padri avrei disdegnato di mettere insieme ai cani del mio gregge. (2) Sì, a che cosa potrebbe giovarmi la forza delle loro mani, in cui la vecchiaia è perita? (3) Per mancanza e fame erano solitari; fuggendo nel deserto dei tempi passati, desolato e desolato. (4) Che tagliano le malve dai cespugli e le radici di ginepro per la loro carne.

(5) Furono scacciati di fra gli uomini, (gridavano contro di loro come a un ladro;) (6) Per abitare nelle rupi delle valli, nelle caverne della terra e nelle rocce. (7) Ragliavano tra i cespugli; sotto le ortiche si radunarono. (8) Erano figli di stolti, sì, figli di uomini vili: erano più vili della terra. (9) E ora sono la loro canzone, sì, sono la loro parola d'ordine. (10) Mi aborrono, fuggono lontano da me e non risparmiano di sputarmi in faccia.

(11) Poiché ha sciolto la mia corda e mi ha afflitto, hanno anche sciolto le briglie davanti a me. (12) Alla mia destra sorge il giovane; spingono via i miei piedi e innalzano contro di me le vie della loro distruzione. (13) Hanno rovinato il mio cammino, hanno portato avanti la mia calamità, non hanno aiuto. (14) Sono venuti su di me come un'ampia irruzione di acque: nella desolazione si sono rotolati su di me.

(15) В¶ I terrori si riversano su di me: inseguono la mia anima come il vento, e il mio benessere svanisce come una nuvola. (16) Ed ora la mia anima è riversata su di me; i giorni dell'afflizione si sono impossessati di me. (17) Le mie ossa sono trafitte in me durante la notte e i miei tendini non riposano. (18) Per la grande forza della mia malattia la mia veste è cambiata: mi lega intorno come il colletto della mia veste.

Includo la denuncia di Giobbe attraverso tutti questi versetti in un punto di vista, non solo per brevità, ma anche perché le osservazioni generali su di essi si adatteranno ugualmente all'insieme. In questo lamento il patriarca ragiona con i suoi tre amici. Dopo aver preso in considerazione, nel capitolo precedente, la sua alta esaltazione, ciò che era una volta, ora ordina loro di vedere ciò che è ora. E da entrambi il Patriarca ha voluto fare appello ai loro sentimenti e alla loro compassione.

Ma spero che il lettore non abbia mancato, leggendo quei versi, di guardare al di là di Giobbe, e di essersi lasciato condurre la mente, nel contemplare un infinitamente più grande di Giobbe, riguardo al quale molte delle espressioni qui usate difficilmente possono, Dovrei pensare, essere letto, senza contemplarlo in essi. In effetti, essi espongono in modo così sorprendente il SIGNORE GES, in diverse parti della sua umiliazione nei giorni della sua carne, che si potrebbe essere indotti a pensare, anche se non si trovano nella parola di DIO, che le varie espressioni fossero principalmente destinate a indicare lui.

Non fu GES, quando lasciò i regni della gloria e si dedicò al tabernacolo nella nostra carne, per la redenzione della nostra natura, non fu deriso e fece il canto dell'ubriacone? Giobbe si lamenta della miseria e della fame e dei luoghi solitari; e può il credente trascurare Colui, che nel momento stesso in cui era stato battezzato con la pienezza dello SPIRITO, fu condotto nel deserto, ad abitare con le bestie feroci, ed essere tentato dal diavolo? Giobbe si lamentò di essere sputato addosso, di essere aborrito e abbandonato; e possiamo dimenticare come GES fu schiaffeggiato e così trattato, e come tutti i suoi discepoli lo abbandonarono e fuggirono? L'anima di Giobbe fu perseguitata, i terrori si riversarono su di lui; la sua anima si è riversata e le sue ossa sono state trafitte; e può qualcuno omettere di ricordare come l'Agnello di DIO fu sopraffatto da terrori nel giardino, e sulla croce, quando versò l'anima sua fino alla morte, e fu annoverato tra i trasgressori; le sue mani e il suo costato trafitti; e, come fu detto di lui dallo spirito di profezia, fu versato come acqua, e tutte le sue ossa furono slogate; il suo cuore, come cera, si è sciolto in mezzo alle sue viscere? Oh, sanguinante, morente, oltraggiato Salvatore! mai la mia anima dimentichi le tue sofferenze, né perda di vista te e i tuoi ineguagliabili dolori, mentre legge i dolori del tuo popolo.

Tu stesso, carissimo GES, hai notato la grande differenza: quando parlavi delle afflizioni dei tuoi afflitti, indicavi la loro liberazione in DIO. I nostri padri confidavano in DIO; si sono fidati e tu li hai liberati: ma io sono un verme e nessun uomo, un oltraggio agli uomini e disprezzato dal popolo. Salmi 22:4 .

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