Eseguì tutta la potenza dell'ex bestia ai suoi occhi, o davanti a lui, compiendo grandi prodigi, come Cristo aveva predetto che sarebbero stati fatti dai falsi profeti (Matteo xxiv. 24) facendo venire dal cielo anche il fuoco con un fulmine, come era permesso al diavolo fare al tempo di Giobbe. (Cap. i.) --- Fece adorare agli uomini la prima bestia, la cui ferita mortale fu sanata, e l'immagine della prima bestia, dell'anticristo, da adorare, e che nessuno dovrebbe comprare o vendere qualsiasi cosa, a meno che non avesse sulla fronte o sul braccio qualche segno particolare, chiamato il carattere di questo falso Cristo, o anticristo; o il suo nome, o il numero del suo nome, cioè il suo nome che era composto da lettere numeriche, 666; ma, S.

Ireneo pensa, in lettere o caratteri greci, come San Giovanni scrisse la sua Rivelazione in greco. Secondo la domanda del vescovo di Meaux, &c. con la prima bestia con sette corna si intendevano i crudeli persecutori della Chiesa, Diocleziano e altri sei imperatori persecutori, cioè Massimiano Ercole, Galerio Massimiano, Costanzo Cloro (padre di Costantino), Massenzio, Massimino e Licinio.

Essi considerano questi come le sette teste della prima bestia, e con questa bestia intendono l'idolatria del pagano impero romano; e per le dieci corna, moltissime nazioni barbare, che a loro tempo fecero irruzioni e saccheggiarono l'Impero, e poi portarono distruzione su tutto l'Impero Romano, cioè i Goti, i Vandali, ed il resto. Le somiglianze di un leopardo, di un orso e di un leone, sono introdotte con un'allusione a quanto scritto dal profeta Daniele (Cap.

vii.) intendendo i quattro grandi imperi: dal leopardo, quello dei Caldei; dall'orso, quello dei Persiani; dal leone, quello dei Greci e di Alessandro Magno; infine quella de' Romani, che non è rappresentata da alcuna bestia, ma come composta di altre. Quando si dice che la bestia aveva ricevuto una ferita mortale, e fu guarita di nuovo, questi interpreti capiscono l'idolatria dell'Impero, che fu in gran parte distrutto da Costantino, ma che fu di nuovo ravvivato e rinnovato da Giuliano l'Apostata.

Si potrebbe ben dire che abbia una bocca che dice grandi cose e bestemmie; ma il suo potere durò solo per un breve periodo, significati quarantadue mesi, sebbene letteralmente non regnò così a lungo. Per l' altra bestia, (ver. 11) questi interpreti, come anche il dottor Hammond, intendono i filosofi e i maghi, con i loro presagi e pretesi oracoli degli dei pagani. Poiché questi uomini, sotto Diocleziano, e particolarmente sotto Giuliano, eccitavano costantemente gli Imperatori e il Popolo contro i Cristiani, dicendo loro che gli Dei esigevano che la religione de' Cristiani fosse completamente distrutta.

Troviamo nelle storie di quei tempi che un'immagine o statua fu eretta a Giuliano, insieme a Giove, Marte e Mercurio, e fu dato l'ordine di mettere a morte tutti coloro che rifiutarono di adorare quell'immagine. Cfr. S. Gregorio Nazianzeno, Orat. 3. continua Giuliano e Sozomen, lib. v. Hist. cap. xvii. Sotto Diocleziano, ed anche sotto Giuliano, le carni offerte agli idoli furono gettate nelle fontane; e le acque consacrate agli idoli, furono asperse su tutte le cose per essere vendute al mercato, affinché i cristiani potessero essere contaminati da ogni cosa che compravano o mangiavano.

Quanto al numero del nome della bestia, 666, in queste lettere greche, greche: chxs, non si può produrre altro che mera congettura. Sant'Ireneo[3] (lib. v. cap. xxx. p. 371. Ed. Feuardentii) dice che, secondo la testimonianza di coloro che avevano visto San Giovanni, il numero della bestia doveva essere calcolato dal greco lettere. Nota che questo numero di 666 può essere trovato in diversi nomi. Produce alcuni esempi, e tra gli altri la parola Lateinos; di cui dice, può sembrare molto probabile che questo sia il nome, perché l'ultimo dei quattro imperi, di cui parlò il profeta Daniele, era allora esistente, e aveva questo nome dell'impero dei Latini.

Si noti che non ha una parola che allude alla Chiesa latina, come insinuerebbe una parte della tarda pretesa riforma. Ma, dice, la parola Teitan comporta una maggiore probabilità. Eppure conclude che tali esposizioni sono incerte, e non oserà dire che questo sarà il nome. Il vescovo di Meaux propone, DIoCLesAVgVstVs: ma questo è cercarlo in lettere latine. Altri hanno prodotto altri nomi. Tali fantasie sono congetture viste per intero e anche omesse. (Conam)

[BIBLIOGRAFIA]

Sant'Ireneo, (lib. v. cap. xxx. p. 370) numerus nomis bestiæ secundum Græcorum computationem per litteras quæ in eo sunt, sexcentos habebit et sexaginta et sex. Eusebio (lib. v. Storia della Chiesa, cap. viii. Ed. Valesii) citando le parole di sant'Ireneo, in greco, p. 172: Greco: oti o arithmos tou onomatos tou theriou, kata ten ton ellenon psephon dia ton en auto grammaton emphainetai.

Ma dichiara avventato e pericoloso affermare qualsiasi cosa: greco: emeis oun ouk apokinduneuomen, &c. Quanto al nome stesso, propone prima il greco: euanthas e poi di Lateinos dice, that valde verisimile est quoniam novissimum, regnum (cioè dei quattro regni, in Daniele) hoc habet vocabulum. È evidente che parla dell'impero, non della chiesa cristiana di Roma. Latini enim sunt qui nunc regnant, sed non in hoc nos gloriabimur.

Sed et Teitan....omnium nominum, quæ apud nos inveniuntur magis fide dignum est.... ma aggiunge, nos tamen non periclitabimur in eo, nec asseberantes pronuntiabimus, &c. Il dottor Wells in una nota osserva che il signor Mede e il signor Whiston, senza sufficienti basi, prendono atto di questa congettura di sant'Ireneo, in quanto favorevoli alla loro nozione del papa come anticristo.

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