E quindi è il mediatore del nuovo testamento. [4] Il mediatore, per essere il nostro Redentore, che si applica solo al nostro Salvatore, Cristo. Mosè è chiamato mediatore tra Dio e il suo popolo. Vedi Galati iii. 19. e 1 Timoteo ii. 5. ecc. I santi in cielo, e gli uomini sulla terra, possono essere chiamati mediatori in un senso inferiore e diverso: ma Cristo solo è il mediatore che ha riconciliato Dio con gli uomini, soddisfacendo i loro peccati e redimendo dalla schiavitù del peccato.

Questo senso, in cui Cristo è il mediatore del Nuovo Testamento, si esprime con queste parole: che mediante la sua morte, per la redenzione di quelle trasgressioni che erano sotto l'antico testamento, coloro che sono chiamati ricevano la promessa dell'eternità eredità; cioè Cristo con la sua morte ha redento tutti gli uomini. Nomina in particolare i peccati di coloro che erano sotto l'ex testamento, per mostrare loro che i sacrifici della legge mosaica non potevano da soli ottenere la remissione dei peccati, così che tutti salvati da Adamo, o che saranno salvati fino alla fine del mondo, i loro peccati siano perdonati e ottengano la salvezza in virtù del sacrificio di Cristo sulla croce. Ha pagato il riscatto dei loro peccati, ed è il Redentore di tutti. (Conam)

[BIBLIOGRAFIA]

Novi Testamenti, greco: diathekes kaines. I traduttori protestanti qui hanno ritenuto necessario mettere, non alleanza, come in altri luoghi, ma testamento, anche quando l'apostolo parla del primo, o greco antico: diateke, (Ver. 18. e 20.) non potrebbero allora come bene hanno tradotto il Testamento nell'ultimo capitolo, specialmente quando si è fatto menzione del Nuovo Testamento nella profezia di Geremia? non avrebbero potuto anche tradurre, (Galati iv.

24.) poiché questi sono due testamenti, come questi sono due patti? e così in altri luoghi, dove c'è la stessa parola greca greca: diateke. Il signor N. ha seguito la traduzione protestante. I Settanta misero in greco: diateke per la parola ebraica Berith, che invero è esposta per significare f\'9cdus o pactum; cioè qualsiasi patto, alleanza o patto, che in greco è piuttosto greco: sutheke che greco: diateke.

Vedi Scapola. Possiamo, credo, affermare con sicurezza che Berith significa anche testamento, o ultima volontà e testamento, finché coloro che lo stanno traducendo per patto, possono mostrarci qualche altra parola ebraica per testamentum, cosa che penso non abbiano finora fatto. Trovo che il signor Legh, nel suo Crit. Sac. sulle primitive parole ebraiche, scrive così: Berith significa sia greco: suntheken, un patto o patto tra le parti, come traduce Aquila; e greco: diateke, testamento o disposizione del proprio testamento, come traduce la Settanta. Cita in margine Drusius e Mercerus.

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