IL

EPISTOLA DI S. PAOLO, L'APOSTOLO,

AI ROMANI.

INTRODUZIONE.

Dopo i Vangeli, che contengono la storia di Cristo, e gli Atti degli Apostoli, che contengono la storia della Chiesa nascente, abbiamo le Epistole degli Apostoli. Di questi quattordici sono stati scritti in occasioni particolari, e indirizzati a persone particolari, da S. Paolo; le altre di S. Giacomo, di S. Pietro, di S. Giovanni e di S. Giuda, sono dette epistole cattoliche, perché si rivolgono a tutti i cristiani in genere, se si eccettuano le due ultime brevi epistole di S.

John. --- Le epistole di S. Paolo contengono consigli mirabili, e spiegano compiutamente diversi dogmi del cristianesimo: ma sono essenzialmente necessari una mente e un cuore umili e istruibili per trarre il bene da questa fonte inesauribile. Se prepariamo la nostra mente con la preghiera, e andiamo a questi sacri oracoli con le debite disposizioni, come a Gesù Cristo stesso, non preferendo il nostro debole giudizio a quello della Chiesa cattolica divinamente ispirata, e che Egli ci ha comandato di ascoltare, e che ha promesso di condurre in tutta verità alla fine del mondo, miglioreremo sia la nostra mente che il nostro cuore con una frequente e pia lettura.

Impareremo lì che la fede è essenzialmente necessaria per piacere a Dio; che questa fede è una sola, come Dio è una sola; e quella fede, che non si manifesta con le buone opere, è morta. Perciò, quando san Paolo parla di opere incapaci di giustificarci, non parla delle opere di giustizia morale, ma delle opere cerimoniali della legge mosaica, sulle quali i Giudei diedero tanta importanza quanto necessaria alla salvezza.

--- San Pietro (nella sua 2a Epistola, cap. iii.) ci assicura che c'erano alcuni ai suoi tempi, come se ne trovano alcuni oggi ai nostri giorni, che fraintendevano le epistole di San Paolo, come se non richiedesse alcun bene opera non più dopo il battesimo che prima del battesimo, e mantenere quella fede da sola giustificherebbe e salverebbe un uomo. Perciò gli altri apostoli scrissero le loro epistole, come osserva con queste parole sant'Agostino; «perciò, poiché questa opinione, che solo la fede era necessaria alla salvezza, è stata avviata, le altre epistole apostoliche la confutano molto apertamente, sostenendo con forza che la fede senza le opere non giova a nulla.

«Infatti lo stesso san Paolo, nella sua prima Lettera ai Corinzi, (cap. xiii. 2.) afferma positivamente: se avessi tutta la fede, in modo da poter rimuovere i monti, e non avessi la carità, non sono niente. - -- Questa epistola, come la maggior parte delle seguenti, è divisa in due parti: la prima tratta di punti di dottrina, e si estende fino all'undicesimo capitolo compreso; la seconda tratta di moralità, ed è contenuta negli ultimi cinque capitoli s: ma per poter comprendere la prima, e praticare la seconda, umile preghiera e ferma adesione alla Chiesa cattolica, che S.

Paolo (1 Timoteo cap. iii.) Gli stili, pilastro e fondamento della verità, sono indubbiamente necessari. Né dobbiamo mai dimenticare ciò che afferma san Pietro, che nelle epistole di san Paolo ci sono alcune cose difficili da comprendere, che gli ignoranti e gli instabili strappano, come fanno anche le altre Scritture, a loro stessa distruzione. (2 Pietro cap. iii. ver. 16.) (Haydock) --- San Paolo non era stato a Roma quando scrisse questa epistola, che era nell'anno cinquantasette o cinquantotto, quando si preparava a andate a Gerusalemme con le elemosine e le elemosine, raccolte in Acaia e Macedonia, a beneficio e soccorso dei poveri cristiani della Giudea, ea Gerusalemme; e dopo aver predicato in quasi tutti i luoghi da Gerusalemme fino all'Illiride, all'Illirio o all'Illirico.

Vedi questa Epistola, cap. xv. Era scritto in greco. Non è la prima in ordine di tempo, benché posta al primo posto, né per la dignità della suprema Chiesa cristiana, né per i suoi contenuti sublimi. --- Il principale disegno dell'apostolo non era solo quello di unire tutti i nuovi cristiani convertiti, siano essi Gentili o Giudei, nella stessa fede, ma anche di portarli a un'unione nella carità, nell'amore e nella pace; di porre fine a quelle dispute e contese fra loro, che furono particolarmente causate da quegli zelanti Giudei convertiti, che erano per obbligare tutti i Cristiani all'osservanza dei precetti e delle cerimonie Mosaico.

Quelli che erano stati ebrei, si vantavano di essere il popolo eletto di Dio, preferivano a tutte le altre nazioni, alle quali aveva dato questa legge scritta, precetti e cerimonie per mezzo di Mosè, al quale aveva mandato i suoi profeti, e così aveva adempiuto molti miracoli a loro favore, mentre i Gentili rimasero nella loro ignoranza e idolatria. I Gentili, ora convertiti, erano soliti vantarsi dell'erudizione de' loro grandi filosofi, e che le scienze erano fiorite in mezzo a loro: rimproveravano ai Giudei la disobbedienza dei loro padri a Dio, e le leggi che aveva dato loro; che erano tornati spesso all'idolatria; che avevano perseguitato e messo a morte i profeti, e anche il loro Messia, il vero Figlio di Dio.

San Paolo mostra che né il Giudeo né il Gentile avevano motivo di vantarsi, ma di umiliarsi sotto la mano di Dio, autore della loro salvezza. Ricorda agli ebrei che non potevano aspettarsi di essere giustificati e salvati solo dalle cerimonie e dalle opere della loro legge, ritenuti buoni in se stessi; che i Gentili, così come loro, erano ora chiamati dalla pura misericordia di Dio: che dovevano essere tutti salvati credendo in Cristo e osservando la sua dottrina; che la santificazione e la salvezza possono essere ottenute solo dalla fede cristiana.

Non intende solo per fede, poiché è una virtù particolare, diversa dalla carità, dalla speranza e dalle altre virtù cristiane; ma intende per fede, la religione cristiana, e il culto, preso in opposizione alla legge di Mosè e alle virtù morali dei pagani. Il design dell'Epistola ai Galati è più o meno lo stesso. Dal capitolo 12 li esorta alla pratica delle virtù cristiane. (Conam)

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