Ho paura di te, per non averti concesso fatica invano.

L'apostolo interrompe qui la sua esposizione dottrinale per rimproverare i Galati per la loro strana condotta nel tornare alla schiavitù dell'osservanza legale dalla quale li aveva liberati molto tempo fa: Ma in effetti allora, quando non conoscevi Dio, eri in schiavitù a quelli che in realtà non sono dèi. I cristiani di Galata, per la maggior parte Gentili, prima della loro conversione, prima di giungere alla conoscenza del vero Dio, erano stati servi di quelli che credevano fossero dèi, ma che, come ora sapevano, erano semplici frutto della loro immaginazione.

Il pensiero implicito nel rimprovero dell'apostolo è: Nei giorni della tua ignoranza c'era qualche scusa per la schiavitù a dèi immaginari, a coloro che non avevano una vera esistenza. Ora, invece, il caso è diverso: ma ora, avendo conosciuto Dio, essendo pervenuti alla conoscenza del vero Dio per grazia di Dio nel portarli a tale conoscenza, come è stato possibile per loro tornare ai deboli e mendicanti rudimenti, con l'intenzione deliberata di servirli di nuovo, dall'inizio, daccapo? Portati alla conoscenza di Dio, convertendosi, i Galati si erano allontanati dalla loro futile schiavitù, dal loro tentativo di osservare la Legge, come la intendevano, Romani 2:14 .

Quella fu solo un'opera della misericordia di Dio; la conoscenza di Dio che è per fede viene senza il merito e il desiderio dell'uomo. Essendo stati salvati da un lato, tuttavia, dall'altro stavano sviando; stavano rivolgendo la loro attenzione e se stessi ai rudimenti di cui Paolo aveva parlato nel v. 3, alle esigenze e agli statuti della Legge. Sotto l'influenza dei maestri giudaizzanti si spingevano fino a credere di poter meritare qualcosa agli occhi di Dio osservando gli statuti deboli e mendicanti della legge cerimoniale.

Erano deboli, perché la Legge non può operare la rettitudine e non può nemmeno aiutare a ottenerla; ed erano mendicanti, vuoti, poveri, perché, invece di portare vere ricchezze spirituali, rendono continuamente una persona più povera di vero valore. I Galati stavano così ricominciando la loro vita pagana, con i suoi inutili sforzi di placare un Dio giusto e santo, ancora una volta. Infatti, nell'ascoltare i moniti dei falsi maestri, «essi non solo erano dediti alla celebrazione, ma, proprio come i Giudei, erano già scrupolosi anche nel calcolare correttamente il tempo delle loro feste. Giorni, con riferimento al sabato ; mesi, con riferimento probabilmente ai noviluni; stagioni, entro l'anno, con riferimento alle feste; anni, con riferimento all'anno sabbatico."

Questa situazione riempì l'apostolo di costernazione e dolore, perché grida: Ho paura di te, di non aver fatto invano per te tutta la mia fatica. Delusione, amarezza, appello amoroso: sono tutti espressi in queste parole. Come dice Lutero: "Queste parole spirano le lacrime di Paolo". Non è solo il loro peccato, la loro ingratitudine, a cui egli fa riferimento, ma anche il grande pericolo in cui si erano posti. E tutto il duro, assiduo lavoro dell'apostolo stava venendo meno.

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