La debole evasione di Pilato

Giovanni 18:25-32

Può darsi che mentre Pietro rinnegava così il suo Signore, Gesù passasse da Anna a Caifa, e così facendo gettasse sul discepolo inciampato quello sguardo di dolore misto e amore che gli spezzava il cuore. Giovanni non si sofferma sul processo davanti a Caifa, perché l'hanno già descritto gli altri evangelisti; ma passa a raccontare più minuziosamente l'indecisione e la debolezza di Pilato. Il governatore romano cercò prima di liberarsi della responsabilità di decidere la facilità.

Rifiutò di ritenere che rientrasse nella sua giurisdizione, perché sembrava connesso a una controversia religiosa che coinvolgeva una conoscenza tecnica che non possedeva. Ha suggerito, quindi, che i leader ebrei dovrebbero occuparsene secondo i propri statuti. Non vi era alcuna necessità apparente che il diritto romano interferisse. Quando, tuttavia, emerse l'intento omicida dei sommi sacerdoti, divenne evidente che le loro accuse contro Gesù erano di carattere molto più serio, e Pilato fu costretto a prestare loro la sua sincera attenzione. Quanto poco si rese conto delle questioni importantissime da decidere quel giorno!

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