Saul fu incaricato da Geova tramite Samuele di colpire Amalek, e fu in relazione a ciò che si verificò il peccato che riempì fino all'orlo la sua coppa e lo fece rigettare.

La sua campagna fu vittoriosa sull'intera sezione del paese, ma ancora una volta fu disobbediente, risparmiando Agag e una parte del bottino.

La rabbia di Samuele per questo torto è una chiara rivelazione della sua lealtà a Geova. Forte della sua consapevolezza della supremazia di Cod sul re nominato, e del suo senso della follia del peccato del re, Samuele andò incontro al re. Quando Samuele accusò Saul di peccare, Saul esitò, incontrando il profeta con quella che era praticamente una bugia sulle sue labbra: "Ho eseguito il comandamento di Geova". Poi, con parole solenni e sublimi, Samuele lo dichiarò rifiutato al regno.

C'è un contrasto sorprendente tra Samuele e Saul poiché sono visti qui fianco a fianco. Saulo, l'uomo dalle grandi opportunità, fallendo miseramente e passando per la disobbedienza alla rovina. Samuele, rifiutato molto tempo fa dal popolo, ancora potente nella sua fedeltà a Dio, ardente di rabbia, denunciando con forza e, infine, in un bianco calore di lealtà, facendo a pezzi Agag lui stesso.

Questo fu l'ultimo colloquio tra il re e il profeta prima della morte di quest'ultimo. Molto toccante è l'affermazione: "Samuel pianse per Saul". Evidentemente il vecchio aveva amato il giovane e aveva sperato da lui grandi cose. Quando Saul fallì, Samuele lo denunciò senza risparmiarsi, e poi in solitudine lo pianse.

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